Piemonte Miele, da Cussanio all’Italia

La cooperativa, che investe sulla qualità, conta soci anche al Sud Italia

Piemonte Miele

Il convegno valido per la formazione continua dei Giornalisti iscritti all’Ordine “Qualità e ambiente. Il miele che non vedi”, lo scorso 28 giugno, è stato l’occasione per approfondire la conoscenza con la cooperativa Piemonte Miele, una realtà nata nel 1976 dall’unione delle forze di 9 apicoltori per dotarsi di materiale apistico. Da allora Piemonte Miele è cresciuta con costanza, arrivando oggi a contare 470 soci in tutta Italia con una distribuzione che, oltre al Piemonte, tocca Calabria, Sicilia e Puglia.

Oggi il fatturato di Piemonte Miele raggiunge i 6,5 milioni di euro con una produzione di miele conferito di 1.500 tonnellate nel 2022/23 da 470 soci che si prendono cura di oltre 40mila alveari.

“Circa il 50-60% del miele conferito va alla grande distribuzione - ha spiegato nel corso del convegno il presidente Ernesto Marengo -. Lavoriamo sulla qualità, offrendo ai soci consulenze e valutazioni tecniche, analisi di laboratori prelevando campioni da ogni fusto conferito e in questo modo garantiamo un prodotto di eccellenza”.

Al convegno, moderato dal direttore di TargatoCn Barbara Pasqua, sono inoltre intervenuti il vicepresidente della cooperativa Davide Colombo, Marco Porporato dell’Università degli studi di Torino e Irene Bongiovanni, presidente nazionale di Confcooperative Cultura Turismo Sport.

Oggi la Cooperativa è formata prevalentemente da aziende a conduzione professionale, convenzionali e biologiche, distribuite per lo più in Piemonte, ma anche in altre regioni d’Italia, tra cui Calabria, Sicilia e Puglia. Questo garantisce il conferimento a Piemonte Miele di mieli del Piemonte (tarassaco, ciliegio, acacia, castagno, rododendro, flora alpina, tiglio, abete, melata di bosco), ma anche arancio, sulla, eucalipto, erica: la gamma completa di tutta la produzione italiana.

Quella di Piemonte Miele, spiegano, è una filiera corta e racchiude la cura degli alveari, la smielatura dei favi nei laboratori dei soci, lo stoccaggio e controllo del miele, il suo confezionamento ed infine la vendita, passaggi controllati per garantire gli standard igienici e la qualità del prodotto.

La cura degli alveari inizia in inverno, quando gli apicoltori si recano negli apiari per controllare le api e far sì che arrivino in piena salute in primavera. Quando inizia la primavera con il susseguirsi delle fioriture, gli apicoltori trasferiscono le arnie nei prati e nei boschi più floridi per permettere alle api di produrre i mieli più puri. A volte la ricerca del luogo perfetto può voler dire spostarsi di diverse vallate.

Quando i melari sono colmi di miele, gli apicoltori li portano nei propri laboratori di smielatura, dove mani sapienti estraggono il dolce nettare dai favi e riempiono i fusti verdi di Piemonte Miele.

Quando la produzione è completata, i soci portano il miele in Cooperativa, dove viene valutato e stoccato in ambienti puliti e freschi.

È in questa fase che vengono prelevati i campioni da tutti i fusti conferiti ed eseguite le analisi di laboratorio sia in centri italiani che stranieri per garantire la massima purezza e salubrità del prodotto.

Una volta che il prodotto ha superato tutti i controlli viene miscelato a basse temperature in lotti omogenei per varietà e qualità. Viene quindi confezionato per raggiungere il mercato.

La politica della qualità ha fatto sì che il miele commercializzato dalla Cooperativa sia molto apprezzato dal mercato più esigente e che ora gran parte del prodotto sia venduto all’estero.

Tra i servizi offerti da Piemonte Miele c’è la vendita di attrezzature apistiche, fogli cerei, alimenti per la nutrizione delle api e materiale per invasettamento, la lavorazione personalizzata della cera, la vendita di nuclei e api regine,l’organizzazione di seminari di formazione e aggiornamento professionale e l’analisi di miele e cera.

“Con il tempo sono cambiati i gusti dei consumatori - ha spiegato Luca Passet, responsabile produzione e controllo qualità di Piemonte Miele -. Un tempo i clienti cercavano perlopiù miele d’acacia, molto trasparente, fluido con un elevato potere addolcente. Oggi invece la richiesta è molto più diversificata e ci sono mieli adatti alla realizzazione di dolci, all’abbinamento con i formaggi, all’utilizzo nella preparazione di carni…”.

Quella della produzione del miele è una storia che si intreccia con i cambiamenti climatici e la protezione dell’ambiente: in caso di caldo estremo, come spiegato dal dottor Porporato, l’ape deve ricercare più acqua per mantenere la temperatura interna all’alveare ideale; le culture intensive hanno inoltre ridotto le porzioni di terreno su cui insistono erbe spontanee e infiorescenze utili alla produzione del miele.