Il luogo di origine influenza la vita delle persone? Uno studio coinvolge 150 santalbanesi

È il progetto Gesi, un’indagine sul campo promossa dall’Università di Milano per verificare le disuguaglianze sociali

Sant'Albano vista dall'alto

Nel mese di luglio il Comune di Sant’Albano ha partecipato al progetto Gesi (Geography and social inequality - Geografia e disuguaglianza sociale) finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito dei progetti Prin (Progetti di Ricerca di interesse nazionale) e dalla Fondazione Cariplo; guidato dall’Università di Milano coinvolge anche le Università di Trento, Catania, Bologna e Luiss di Roma.

L’obiettivo è di indagare come il luogo di origine possa influenzare le vite delle persone e le disuguaglianze sociali, analizzando gli effetti della mobilità geografica in relazione alle disuguaglianze sociali, fornendo un patrimonio di dati originali.

A Sant’Albano sono 150 (75 maschi e 75 femmine) dai 20 ai 64 anni le persone estratte casualmente dall’Ufficio anagrafe, grazie alla disponibilità dell’Amministrazione comunale.

A condurre le interviste, rigorosamente anonime, sul territorio ci sono Francesca Tomatis, nata a Ceriolo che dopo un dottorato in Sociologia economica oggi è ricercatrice alla Statale di Milano e il professor Panichella, responsabile scientifico del progetto.

“Mentre le ricerche tradizionali sulla composizione sociale hanno spesso considerato le disuguaglianze in relazione alla dimensione geografica dei centri considerati - spiega Francesca Tomatis -, ovvero tra grandi città e piccoli Comuni, finora pochi studi si sono concentrati sull’effetto che tali dimensioni hanno nel riproporre queste diseguaglianze tra le diverse generazioni. Il progetto Gesi rappresenta la prima indagine completa che esplora come l’area geografica di origine influenzi vari aspetti dei percorsi di vita individuali e come ciò si rifletta sulle disuguaglianze sociali nei risultati della vita in Italia”.

Nell’analisi dei dati sono considerate diverse prospettive della suddivisione della società locale, concentrandosi sulle opportunità di vita delle persone, come per esempio l’istruzione, l’occupazione, i percorsi di mobilità sociale, le dinamiche familiari e la mobilità geografica interna.

“In particolare - continua Tomatis -, la parte del progetto che stiamo portando avanti a Sant’Albano Stura è quella dedicata alla valutazione dell’influenza delle reti personali, nonché dei legami sociali locali e trans-locali, sulle possibilità di vita di un individuo. L’obiettivo è misurare gli effetti dei legami sia forti che deboli all’interno e tra le aree geografiche e analizzare come influenzino i vari aspetti delle opportunità di vita”.

La ricerca si concentra su diverse aree definite “interne” in tutto il territorio italiano. E Sant’Albano, (per ora) unico Comune in Piemonte, è stato scelto come contesto di ricerca per esaminare la vita nei piccoli paesi delle aree interne, considerando la provincia di Cuneo come caso di studio.

A causa delle dimensioni ridotte dei Comuni montani, non è possibile utilizzare un campionamento casuale rappresentativo degli abitanti in quei paesi.

Invece, Sant’Albano risulta in una posizione geografica ottimale e grazie anche alla disponibilità dell’Amministrazione comunale, che ha patrocinato la ricerca, è stato possibile sceglierlo come campione.

“Al momento siamo in una fase iniziale del progetto che prevede di essere sviluppato (anche su altri obiettivi) nei prossimi anni. Stiamo cercando di mappare molti altri piccoli paesi italiani in modo da poter ottenere un quadro completo di un contesto spesso trascurato. Lo studio si concluderà tra un paio di anni, e sarebbe bello in quella occasione presentare i risultati della ricerca ai cittadini di Sant’Albano”.