“Il mistero del profumo verde” – “I peggiori giorni”

Il Mistero Del Profumo Verde

IL MISTERO DEL PROFUMO VERDE

di Nicolas Pariser; con Sandrine Kiberlain, Vincent Lacoste, Léonie Simaga, Rudiger Vogler, Jenna Thiam. Francia, 2022, durata 101 minuti. 

La scena si apre “sulla scena” (tutto il film di Nicolas Pariser trabocca di citazioni, da Shakespeare a Cechov, da “Sciarada” di Stanley Donen a “Intrigo internazionale” di Hitchcock) con la morte per avvelenamento di un attore durante una rappresentazione teatrale della Comédie-Française. Esalando gli ultimi respiri tra le braccia dell’amico e collega l’attore pronuncia alcune frasi apparentemente sconnesse “mi hanno ucciso… il profumo verde…”. Sospettato di essere in qualche modo coinvolto nella tragica morte, Martin (Vincent Lacoste) viene a sua volta drogato, rapito e poi interrogato dai rappresentanti di una misteriosa organizzazione. Nuovamente drogato e poi liberato, Martin si trova ugualmente in un mare di guai perché la polizia lo sospetta di omicidio e di essere in qualche modo coinvolto in un complotto contro lo Stato. L’unica possibilità per il giovane attore è quella di mettersi sulle tracce dei veri assassini del collega per scagionare se stesso, e nella sua strampalata indagine troverà il prezioso aiuto di Claire (Sandrine Kiberlain), una bizzarra fumettista che si rivelerà presto un’ottima investigatrice. In concorso al festival di Cannes 2022 nella sezione “Quinzaine des Realisateurs”, “Il mistero del profumo verde” è una simpatica commedia gialla dal solido impianto che avrebbe tutte le caratteristiche per un lusinghiero risultato al botteghino, buoni interpreti - a cominciare da una superlativa Sandrine Kiberlain -, dialoghi acuti e intelligenti che spaziano dalla politica alla filosofia con le giuste spruzzate di ironia e sarcasmo, una buona fotografia…Cosa manca allora al film di Pariser? Manca il ritmo giusto, come se il regista non si fidasse fino in fondo di se stesso e gli mancasse il coraggio delle scelte definitive. Più giallo? più commedia? Pariser non sa decidersi e la storia resta in mezzo al guado, un film più che discreto che poteva essere ottimo, ma che si è fermato a metà strada, peccato. 

I Peggiori Giorni

I PEGGIORI GIORNI

di Massimiliano Bruno, Edoardo Leo; con Edoardo Leo, Massimiliano Bruno, Anna Foglietta, Renato Carpentieri, Fabrizio Bentivoglio, Giuseppe Battiston, Claudia Pandolfi, Anna Ferzetti, Neri Marcorè, Ricky Memphis, Rocco Papaleo, Giovanni Storti, Sara Baccarini, Marco Bonini, Liliana Fiorelli, Massimo Wertmüller, Italia, 2023, durata 117 minuti. 

Uscito a ridosso di Ferragosto, cosa encomiabile almeno dal punto di vista distributivo visto il discreto vuoto che da sempre caratterizza l’estate cinematografica italiana, “I peggiori giorni” è il secondo capitolo, riuscito soltanto in parte, di un dittico a firma Edoardo Leo e Massimiliano Bruno (il primo “I migliori giorni” è del gennaio 2023). Composto da quattro episodi scritti, diretti e interpretati da Bruno & Leo il film, come già il precedente, guarda con intenzionale evidenza alle sulfuree commedie di Dino Risi, di Germi e Monicelli e tratteggia un affresco tra il cinico e il disincantato dell’odierna società italiana (che però, purtroppo, nel complesso risulta piuttosto lontano dalla lezione dei maestri). Come già nel primo lungometraggio, anche in questo caso i due autori e registi hanno legato gli episodi a quattro giornate particolari - Natale, il Primo maggio, Ferragosto e Halloween - in qualche modo rappresentative del sentimento del Paese. Nel primo episodio, un padre interpretato da uno stupendo Renato Carpentieri chiede ai tre figli di donargli un organo, cosa che consentirebbe all’anziano padre di continuare a vivere. Nel secondo un dirigente d’azienda (Bentivoglio) viene rapito da un suo ex dipendente (Battiston) che pretende da lui la liquidazione mai retribuita; nel terzo due coppie di genitori (Claudia Pandolfi e Anna Ferzetti, Neri Marcorè e Ricky Memphis) devono fare i conti con le nefandezze commesse e subite dai loro figli; nel quarto e ultimo episodio un vedovo, decisamente triste e malinconico (Rocco Papaleo) rispolvera i suoi vecchi trucchi di magia per aiutare la figlia animatrice ad una festa di bambini. Quattro episodi per un solo quadro tra il cinico e il grottesco che però convince poco (il primo episodio è probabilmente il più riuscito) a dispetto di un cast davvero azzeccato - da Anna Foglietta alla Pandolfi, da Battiston a Bentivoglio per citarne solo alcuni - e che ce la mette davvero tutta, ma il problema è nella sceneggiatura; Massimiliano Bruno ed Edoardo Leo - più il primo del secondo - schiacciano sempre gli stessi tasti e suonano sempre le stesse note, i caratteri e i personaggi sono stereotipati, le situazioni trite, il film vorrebbe tracciare un ritratto doloroso e per certi versi inquietante dell’Italia di oggi, ma i due autori e registi non riescono ad andare al di là di un già visto e sentito a tratti banale, un film che parla molto alla pancia e poco al cuore e al cervello, cercando soluzioni (troppo) facili. Che delusione.