“I poveri mangiano meglio dei ricchi”?

Chi vive situazioni di disagio economico, per via dei costi non è realmente nelle condizioni di scegliere la propria alimentazione. La fila dei poveri non si vede presso i produttori, ma nei discount a basso prezzo o alla Caritas.

povertà pane

Hanno suscitato polemiche, ma sicuramente anche degli interrogativi le esternazioni del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida al Meeting di Rimini giovedì scorso (il Ministro: “I poveri mangiano meglio dei ricchi (...), perché cercando dal produttore l’acquisto a basso costo, spesso comprano qualità”).

Una cosa emerge molto chiara: i nostri governanti vivono una vita lontanissima dai problemi della gente e non si rendono conto delle difficoltà della vita di tutti i giorni. Il mondo dei poveri è spesso ignorato o visto con lenti deformanti da chi conduce una vita agiata e senza preoccupazioni. L’essere poveri spesso viene considerato, dalla parte di chi sta bene, come una scelta di vita dalla quale con un minimo di buona volontà è possibile uscire.

Con questa visuale preconcetta è stato trattato il tema del Reddito di Cittadinanza. Nel dibattito per questa legge i poveri sono stati equiparati a pelandroni, a dei parassiti che passano la giornata sul divano ai quali va tolto l’aiuto per stimolarli a lavorare e a mirare ad una vita autonoma. Sicuramente sono state fatte considerazioni su questo tema con superficialità e incompetenza.

Questa nuova affermazione del Ministro conferma la non conoscenza della vita e dei problemi di chi fatica, di chi non ce la fa e avrebbe bisogno di solidarietà e vicinanza e non di frasi ad alto effetto. Il cibo oggi è un bene non accessibile a tutti. Non tutte le famiglie nella loro alimentazione si possono permettere quanto desiderano, ma devono accontentarsi del possibile a discapito della qualità. Lo sanno bene circa otto milioni di nostri connazionali e migliaia di volontari impegnati nella Caritas che distribuiscono pasti caldi e cibo.

Un po’ di tempo fa nel nostro servizio abbiamo avuto modo di accostare dei bambini con evidenti carenze alimentari. Le difficoltà economiche delle famiglie condizionavano la scelta degli alimenti. Alcune tipologie di questi, come la frutta e la verdura, erano totalmente assenti. In effetti questi sono prodotti molto cari e incidono molto sul bilancio familiare, ma nello stesso tempo sono indispensabili per il loro apporto nutrizionale. L’incontro con questi bambini fu determinante nella scelta dei prodotti da offrire alle persone e alle famiglie che chiedono aiuto alimentare alla Caritas.

La Caritas diocesana da diversi anni, sia alla mensa che all’emporio, offre prodotti alimentari molto assortiti. L’emporio alimentare offre un servizio giornaliero donando generi di prima necessità. Si è voluto però ampliare questa gamma avviando un’attività di recupero di prodotti freschi che i supermercati del territorio giornalmente ci offrono. È una attenzione che si è voluto dare per cercare di supplire a gravi carenze e offrire una alimentazione più completa.

La fila dei poveri però non si vede presso i produttori, ma nei discount a basso prezzo o alla Caritas. In questi luoghi non si soddisfa il meglio, ma ci si accontenta del possibile e del disponibile. Spesso anche i prodotti un po’ scadenti tolti dagli scaffali e recuperati diventano appetibili e valorizzati. Forse il ministro queste cose non le sa. Come sarebbe bello che la politica, a tutti i livelli, avesse più aderenza con i problemi della gente. Sarebbe bello che chi fatica fosse ascoltato, conosciuto, aiutato, servito da coloro che governano e amministrano le comunità. La nostra Costituzione dà maggiori diritti a coloro che faticano, che restano indietro. Sarebbe auspicabile e giusto questo riconoscimento. Sarebbe bello che, anziché fare interventi di cattivo gusto, si diano spazi, risorse, tempo a chi non ce la fa a tenere il passo degli altri e che abitualmente viene messo da parte.

Nino Mana, Co-direttore Caritas diocesana