L’Ordine del Tempo
di Liliana Cavani; con Alessandro Gassmann, Claudia Gerini, Edoardo Leo, Ksenia Rappoport, Richard Sammel, Valentina Cervi, Fabrizio Rongione, Francesca Inaudi, Angeliqa Devi, Mariana Tamayo, Alida Calabria, Angela Molina, Italia, 2023, durata 112 minuti.
Un asteroide di grandi dimensioni rischia di cadere sulla Terra con conseguenze catastrofiche per l’intero genere umano. Da questo antefatto prende avvio il film corale della novantenne eppur vivacissima Liliana Cavani che ispirandosi all’omonimo saggio del fisico Carlo Rovelli costruisce un racconto dal sapore agrodolce sul senso e significato del tempo nelle nostre vite. In vacanza in una villa sul litorale romano, un gruppo di amici viene spinto dall’incalzare degli eventi - la caduta dell’asteroide sulla Terra con conseguente fine del genere umano - a tracciare un bilancio delle loro vite di fronte all’eventualità che il mondo possa finire di lì a poco. E così, partendo proprio da una riflessione storico-etimologica sul tempo - kronos il tempo cronologico, aiòn il tempo trascendente, kairòs il tempo indeterminato, eniautos l’anno solare - i diversi protagonisti, riuniti a casa di Elsa e Pietro per festeggiare il cinquantesimo compleanno della padrona di casa, sono in qualche modo costretti a fare il punto sulle loro esistenze. Se il mondo sta per finire tanto vale dirsi tutto, ed emergono così passioni nascoste, vecchi rancori, amori inconfessati e mai (o troppo) vissuti, un intrico di emozioni e situazioni che spinge il gruppo di amici a mettersi a nudo, con risultati a dir poco dirompenti.
Ben strutturato dal punto di vista narrativo lungo il doppio binario scientifico ed esistenziale - la riflessione sul tempo e la correlata indagine sulla domanda di senso delle rispettive esistenze - il film della Cavani pur richiamando alla memoria pellicole importanti del recente passato (da “Il grande freddo” di Laurence Kasdan, a “Piccole bugie tra amici” di Guillame Canet piuttosto che “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese), rivela nel complesso una propria e autonoma cifra narrativa che trova il suo punto di forza nella coralità delle interpretazioni (su tutte la suora/Angela Molina, Paola/ Ksenia Rappoport, Enrico/Edoardo Leo e Pietro/ Alessandro Gassmann), nella freschezza dei dialoghi e nella leggerezza dei toni e pur con qualche calo di ritmo nella parte centrale, “L’ordine del tempo” regala belle sensazioni e squarci di grande candore. Da vedere.
LA BELLA ESTATE
di Laura Luchetti; con Yile Yara Vianello, Deva Cassel, Nicolas Maupas, Alessandro Piavani, Adrien Dewitte, Italia, 2023, durata 111 minuti.
Spesso il cinema italiano contemporaneo non riesce ad essere apprezzato per quel che vale per una sorta di (incomprensibile) incapacità da parte delle diverse componenti della filiera (la distribuzione in primis) di credere fino in fondo nel progetto, e così film dalle grandi potenzialità finiscono per essere distribuiti su tutto il territorio italiano in una manciata di copie e sparire in men che non si dica dal circuito cinematografico. Pellicole come “Ti mangio il cuore” di Pippo Mezzapesa, “La voce del padrone” di Marco Spagnoli, “Gianni Minà, una vita da giornalista” di Loredana Macchietti soltanto per citarne alcuni (ma l’elenco potrebbe essere molto, molto più lungo) sono tutti film immeritatamente bistrattati dalla distribuzione e di fatto resi invisibili al pubblico italiano. Stesso rischio che corre il (bel) film di Laura Luchetti “La bella estate” uscito a fine agosto e liberamente tratto dall’omonimo racconto che diede il nome alla raccolta che valse a Cesare Pavese il Premio Strega del 1950. Terzo lungometraggio della regista romana, dopo il passaggio al Locarno Film Festival il film approda nelle sale italiane in (solo) 30 copie ma non lasciamoci ingannare, perché il film è una vera scoperta.
Ambientato nella Torino fine Anni ’30, “La bella estate” è un romanzo di formazione al femminile con al centro la giovane e bella Ginia (una stupefacente Yile Yara Vianello) che vive il passaggio dall’adolescenza alla maturità attraverso la scoperta del desiderio, un desiderio certo sessuale, ma anche culturale e sociale, un desiderio di libertà e trasgressione che condurranno Ginia nel mondo adulto. Apprendista in una sartoria a Torino, Ginia vive con il fratello operaio e troverà nell’ambiente vivace e mondano dell’atelier, soprattutto attraverso la mediazione della seducente e malinconica Amelia (Deva Cassel), un mondo per lei sconosciuto ma ammaliante.
Affresco sulla scoperta della vita da parte di un’adolescente, “La bella estate” è un’avvincente storia al femminile che ci restituisce un Cesare Pavese più che mai attuale, lancia un’interprete dal sicuro avvenire e conferma Laura Luchetti come regista sensibile e di grande talento.