Un nuovo capannone da 1.000 mq, interamente dedicato a logistica e spedizioni. La Olocco, azienda specializzata nella produzione di valvole industriali, si amplia e aggiunge il “civico” 37 alla sua sede storica in strada del Santuario 41. “È il primo investimento che facciamo insieme a Vdl” - spiega Umberto Olocco, dirigente dell’azienda nata nel 1950 che lo scorso anno ha ceduto parte delle quote alla Vdl, colosso olandese da oltre 16.500 dipendenti e 5 miliardi e mezzo di fatturato -. Abbiamo trasferito nel nuovo capannone tutta l’area logistica che prima era nella sede storica. Perché il carico/scarico merci è aumentato e dovevamo essere più efficienti nella logistica. In tal modo siamo anche riusciti a fare spazio per futuri investimenti strumentali, perché con gli olandesi stiamo già stilando il business plan per il 2024/25. Essere in un gruppo così strutturato ti permette di fare programmazione a medio termine senza dover aspettare la politica e capire, ad esempio, se la nuova finanziaria prevede incentivi in qualche settore”.
Proprio con i nuovi soci, Umberto e la sorella Andreana, responsabile amministrativa, stanno lavorando a nuovi investimenti green: “Avendo acquisito questo capannone abbiamo più superficie a disposizione: stiamo valutando l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti, per oltre 200 kw. Così saremo un po’ più indipendenti e taglieremo costi energetici, ma saremo anche più attenti all’ambiente, cosa che sta molto a cuore a noi e ai nostri soci”.
Il recente investimento ha garantito anche due nuovi posti di lavoro, per ragazzi addetti alla logistica. “Siamo arrivati a 29 dipendenti, quattro ragazzi under 25 sono entrati nello staff negli ultimi mesi”. Parlare dei nuovi posti di lavoro dell’azienda di valvole è l’occasione di Olocco di dare il suo punto di vista sulla situazione occupazionale, perché da più parti arrivano allarmi sulla disoccupazione e dita puntate contro la nuova generazione di lavoratori, tacciati di essere fannulloni, “ma i fannulloni ci sono sempre stati, non sono una novità”.
La nuova generazione di lavoratori: “Sa fare team e va formata. Noi imprenditori dobbiamo cambiare visione”
“Ho un cassetto pieno di curriculum - spiega Olocco -. Avevamo già, ritengo, una buona reputazione, ma da quando c’è stata la fusione con gli olandesi sono sempre più i ragazzi che ci inviano il loro curriculum, forse ulteriormente spinti dalla serietà e solidità della Vdl”. Chi viene a bussare alla porta della Olocco?: “Ragazzi che vanno formati. Non dobbiamo pretendere che le scuole facciano uscire ragazzi già formati. Gli imprenditori lo devono capire: bisogna investire tempo e denaro in questo. Non è possibile dire ‘non troviamo manodopera specializzata’: quella te la fai, la costruisci. Se vedi il dipendente come un costo e non come opportunità allora sbagli proprio visione, soprattutto con i ragazzi della generazione Z”. Il mondo è cambiato, le generazioni sono cambiate. E allora gli imprenditori “devono cambiare anche loro, senza aspettarci che i ragazzi debbano essere come eravamo noi 20 anni fa. I ragazzi oggi collaborano molto di più insieme, fanno team più facilmente rispetto alle vecchie generazioni. Ma devono essere motivati, avere una prospettiva e una programmazione, anche di formazione. La nostra politica è mettere tutto per iscritto: io ti formo e quando migliorerai le tue competenze allora anche lo stipendio crescerà. Bisogna anche spiegare ai dipendenti anche il perché di certi processi produttivi: solo così avranno gli strumenti per trovare, magari, soluzioni migliorative, con vantaggio per tutti”.
A colloquio alla Olocco sono arrivati ragazzi con esperienze lavorative “indecenti. Ho visto candidati i quali percepivano abbondantemente meno di 8 euro l’ora e con un monte ore settimanale oltre le 55 ore. Naturalmente si tratta, spero, di casi isolati e prevalentemente in determinati tipi di settore: in quello industriale fortunatamente non si vedono questi tipi di approcci lavorativi ed i contratti collettivi nazionali garantiscono ottime tutele.
Olocco aggiunge ancora: “Le nuove generazioni non valutano solo più l’aspetto economico, ma anche l’ambiente di lavoro. Con 55 ore settimanali come fa la gente a stare con la propria famiglia? Come può far girare l’economia se non si ha un briciolo di tempo libero per dedicarsi ad attività extra lavorative? Il Covid ha contribuito a cambiare un po’ le mentalità: non si può vivere di solo lavoro, bisogna avere (e dare se si è un imprenditore) anche il tempo libero e premiare i risultati quando ci sono”.