Ci sarà da lavorare e tanto per una conversione non solo di facciata, ma un vero cambiamento di rotta e di mentalità (è la conversione!). È questa la sfida che Duilio Albarello ha lanciato ai circa 300 rappresentanti della Chiesa diocesana, riuniti lunedì 25 settembre in Assemblea a Centallo.
Albarello, docente di teologia fondamentale all’Issr-Sti di Fossano e alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale di Milano e Torino, nonché parroco a Mondovì, con la relazione “Vino nuovo in otri nuovi”, ha affrontato le “conversioni pastorali” che attendono la Chiesa di oggi. Un discorso che il vescovo Piero Delbosco ha invitato a riprendere anche nei prossimi consigli pastorali, mentre il Sinodo mondiale dei vescovi, con una sessione il mese prossimo (dal 4 al 27 ottobre) e poi nell’autunno 2024, rappresenta una grande occasione di riflessione, attesa e – ci auguriamo - svolta epocale.
“Non si tratta infatti di rattoppare o di riciclare, ma di cambiare”, ha esordito il relatore, facendo riferimento al brano evangelico da cui è stato preso il titolo dell’incontro. Un cambiamento che, nella sapienza dei vangeli, si chiama “conversione, una precisa inversione di rotta, un mutamento radicale di mentalità”, da cui non ci si può più esimere. Facendo riferimento alle parole con cui il cardinal Reiner Marx, già vescovo di Monaco e Frisinga, ha rassegnato al Papa le sue dimissioni (parlando della “Chiesa cattolica giunta ad un punto morto”, precipitata in un “fallimento sistemico”, in una “crisi che segna il corpo universale nel suo insieme”, tale da rendere necessario un “rinnovamento profondo della Chiesa” e una “proclamazione della fede in modo nuovo”), don Albarello ha messo in evidenza che in questa “crisi seria, ma non senza sbocco”, ci sono pure delle positività, invitando pertanto, con le parole dello stesso cardinale, “a concentrarsi sul vangelo”.
“Dobbiamo prendere coscienza che stiamo attraversando un periodo molto complesso della Chiesa cattolica”, ha proseguito e ha proposto “quattro conversioni pastorali o quattro processi di trasformazione” che oggi sembrano più urgenti. La prima è il passaggio dalla sola sacramentalizzazione alla evangelizzazione integrale; la seconda, dalla supplenza clericale alla corresponsabilità testimoniale; la terza, dall’attivismo pastorale alla formazione teologica; l'ultima, dall’autoreferenzialità ecclesiale al dialogo socioculturale.
Un augurio, infine: “Mi pare che il lavoro di un’Assemblea diocesana stia proprio nel non limitarsi a produrre discorsi - ha concluso il teologo Albarello -, ma stia prima di tutto e soprattutto nel provare a versare vino nuovo in otri nuovi, senza risparmiare il coraggio di immaginare l’avvenire. Si tratta di camminare nella direzione di un Cattolicesimo ad alta intensità evangelica, incaricato di testimoniare in maniera credibile quell’umanesimo in Cristo, che è capace di riannodare i fili - troppo spesso troncati - che legano la libertà con la responsabilità e la fraternità (...). La differenza cristiana si misura proprio su questa capacità di fare la differenza, non soltanto a parole ma con l’eloquenza concreta della testimonianza”.
Sulla Fedeltà del 28 settembre la presentazione completa dell'Assemblea diocesana e della riflessione del teologo Albarello. Di seguito il video con la relazione integrale e una galleria fotografica.
Alcune istantanee della serata.