“Il ragazzo smarrito”, la storia vera di un ergastolano che ha cambiato vita

il ragazzo smarrito _ foto di copertina

Ha trascorso 43 anni in carcere per delitti compiuti nell’età dell’adolescenza e della prima giovinezza (dai 15 ai 20 anni). Ha conosciuto quasi tutti i carceri d’Italia (è stato per diversi anni a Saluzzo e al Cerialdo). Gli era stato inflitto l’ergastolo ma dopo 43 anni gli è stato concesso di uscire per buona condotta, inizialmente con la semi libertà e il supporto di borse lavoro e infine con la libertà piena. Ora vive a Torino, la città dove i suoi genitori, originari della Puglia, erano emigrati in cerca di lavoro e dove vivono i suoi fratelli e le sue sorelle, che in tutti questi anni non gli hanno mai fatto mancare il loro affetto e la loro fiducia. Non fa mistero del suo passato, anzi lo racconta senza sconti, anche ai ragazzi delle scuole  - nell’ambito del progetto “Comuni-Care” promosso da Comunità e Giustizia ) perché vuole mettere in guardia i ragazzi “dalle cattive compagnie” e dai comportamenti illegali. “Io ho bruciato la mia  vita - dice -, il mio è un esempio di ciò che non bisogna fare”.

il ragazzo smarrito copertinaPer la stessa ragione ha deciso di raccontare la sua storia perché se ne facesse un libro:  il testo, uscito un anno fa con l’Araba Fenice, si intitola “Il ragazzo smarrito”; l’autrice Ornella Giordano, insegnante cuneese, lo ha presentato la scorsa settimana alla Libreria Le Nuvole.

L’uomo si racconta con grande sincerità, interrogandosi spesso sul come abbia potuto arrivare tanto in basso. Si sofferma sui primi “deragliamenti”: furtarelli in casa e a scuola, atti di bullismo per cui venne espulso in quinta elementare, poi i primi furti veri, dettati dal bisogno perché, entrato in conflitto con il padre - che fece di tutto per riportarlo sulla retta via - aveva cominciato a vagabondare, a dormire sotto i ponti, per strada o nei camion abbandonati pur di non rientrare a casa. Parla di sé come di un esaltato, un megalomane bisognoso di primeggiare. Essendosi posto molto presto - a otto-nove anni - in conflitto con la famiglia e con la scuola - non poteva primeggiare in positivo; finì così molto presto di primeggiare in negativo: diventò il gradasso del quartiere, quello che bullizzava gli altri ragazzini, sfrontato con le ragazze e con gli adulti.

Il servizio completo su La Fedeltà di mercoledì 8 novembre 2023