È tennis-mania. O meglio, è Sinner-mania. È bastata una settimana di grande tennis internazionale in casa, all’Italia, per risvegliarsi innamorata dei “gesti bianchi” e di tutto ciò che vi gravita intorno.
Merito delle Nitto Atp Finals, che per il terzo anno consecutivo (e sicuramente ce ne saranno almeno altri due) hanno fatto tappa per il finale di stagione a Torino, mettendo di fronte i migliori otto tennisti al mondo. E merito, soprattutto, di Jannick Sinner, forse già oggi il più grande tennista italiano della storia, che di queste finals è stato grande protagonista vincendo quattro gare su cinque e cedendo solo nella finalissima contro il numero 1 al mondo Novak Djokovic, battuto però nel girone eliminatorio.
Ma cos’ha rappresentato quest’edizione per lo sport tricolore? Ne abbiamo parlato con Gianni Ocleppo, senza dubbio il miglior tennista cuneese di sempre, capace di raggiungere la posizione numero 30 nel ranking Atp nel 1979 e di vincere un torneo Atp a Linz, in Austria, due anni dopo.
Nato ad Alba nel 1957, oggi è commentatore televisivo e, soprattutto, presidente del Comitato d’onore delle Atp Finals.
Ocleppo, come giudica l’edizione 2023 delle finals?
Sicuramente come la migliore delle tre fin qui organizzate a Torino. Intanto, perché tutti i biglietti sono stati venduti, ma anche per la grande copertura mediatica raggiunta. Nella prima, il Covid fece ancora la sua parte. Nella seconda, non c’erano italiani. Quest’anno, invece, l’effetto Sinner è stato dirompente.
Un fenomeno che potrebbe cambiare il tennis italiano…
Ha fatto qualcosa di eccezionale, giocando sempre ad altissimi livelli. Già alla vigilia ce lo aspettavamo in forma, ma ammetto che non pensavamo lo fosse così tanto. Non dimentichiamoci che le Atp Finals sono la sfida tra gli otto migliori tennisti al mondo. Quindi, di fatto, ogni giorno è come se fosse una finale di un Grande Slam. E Jannick è stato dominante.
La punta di diamante di un movimento in crescita?
Sicuramente sì, anche se io da questo punto di vista andrei cauto. Negli ultimi anni, l’Italia ha sfornato ottimi talenti, ma Jannick è quello che realmente può ambire a qualcosa di grandioso. Alle sue spalle, comunque, ne crescono altri. Penso al sanremese Matteo Arnaldi, del 2003, che ha già sfiorato la posizione numero 40 del ranking.
Da presidente del Comitato d’onore, come giudica l’organizzazione di queste Atp Finals?
Molto positivamente. Credo che abbiamo fatto un ottimo lavoro, nel quale decisive sono state collaborazione e unione d’intenti da parte di tutti. Dalle amministrazioni alla Federazione, passando per il comitato organizzatore.
Ci tolga un’ultima curiosità: quanto avrebbe voglia di tornare in campo?
No no, basta (ride, nda). Io ora mi guardo il tennis molto volentieri, ma basta. Sono felice di questo ruolo, perché mi consente di vivere da vicino un grande evento e vedere grandi campioni in campo.