Nella settimana europea per la riduzione dei rifiuti un capitolo a parte merita l’abbigliamento. Siamo raramente portati a pensare all’impatto ambientale degli abiti che non indossiamo più, ma val la pena sottolineare che ognuno di noi in media acquista in un anno 26 kg di capi di abbigliamento e ne getta 11. In buona parte quello che buttiamo via ritorna proprio nei Paesi di produzione come il Bangladesh e la Cina che si stanno trasformando in grandi discariche a cielo aperto. I nostri abiti, come gli elettrodomestici, vengono stoccati e viene dato loro fuoco con la conseguenza di grandi emissioni di Co2.
La proliferazione delle catene di fast shopping che vendono grandissime quantità di abiti, spesso confezionati in Paesi in via di sviluppo privi di tutele nei confronti dei lavoratori e dell’ambiente, contribuiscono a far crescere questa cultura dell’usa e getta: molti non sanno che l’industria dell’abbigliamento è il secondo settore dopo l’agricoltura per consumo di acqua. In genere nei Paesi l’acqua utilizzata per produrre viene poi reimmessa nei fiumi senza essere depurata: quelli di Cina, Bangladesh, Vietnam sono i più inquinati al mondo.
C’è - per contro - anche una crescita esponenziale del mercato del riuso, il vintage come viene chiamato. Le grandi città offrono molte opportunità: mercatini sempre frequentatissimi come il Balon, catene di negozi quali Humana e grandi eventi come quelli organizzati dalla tedesca Vinokilo.
Dal 2016 a Fossano c’è una realtà che fa dell’abbigliamento di seconda mano il fulcro di una attività etica che genera opportunità di lavoro per persone svantaggiate. È Bottega 23, l’emporio di abbigliamento e oggettistica per la casa che trasforma l’economia circolare in nuovo welfare. Il funzionamento è semplice: chi ha abiti, accessori, giocattoli, casalinghi, piccoli complementi di arredo li porta in dono in via Matteotti 34 negli orari di apertura; i capi di abbigliamento vengono controllati, lavati, sanificati, rimessi a nuovo e sanificati nuovamente prima di essere portati in negozio dove possono essere acquistati da chiunque voglia fare una scelta etica a prezzi decisamente competitivi. I profitti derivanti dalle vendite, fatte salve le spese vive, e vengono investiti in opportunità lavorative per persone svantaggiate: persone con disabilità, anche importanti, donne disoccupate in età in cui sarebbe difficile trovare una nuova occupazione, persone che devono fare un percorso di volontariato compensativo in accordo con il Tribunale. La scelta di donare e, soprattutto, quella di acquistare in Bottega 23 diventa dunque due volte etica.
Bottega 23 riaprirà, dopo due settimane di chiusura, sabato 2 dicembre con un evento di presentazione alle 16: “Abbiamo rinfrescato i locali per renderli più attrattivi e confortevoli e ordinare meglio la merce per chi acquista - spiega Ezio Dardanelli di Bottega 23 -. Il nuovo allestimento è pensato per dividere innanzitutto meglio l’abbigliamento dagli altri articoli. La parte destra del negozio sarà dedicata all’abbigliamento e suddivisa tra moda uomo, abbigliamento donna, e area per l’infanzia con abiti, libri e giocattoli. Oltre lo spazio centrale comune alle varie associazioni ci sarà l’area per i casalinghi: possiamo dire che nasce il reparto ‘casa’ di Bottega 23”.
Anche i lavori di restyling hanno seguito la logica del riuso e della circolarità: “A parte le tinte e alcuni elementi elettrici abbiamo utilizzato per l’allestimento tutto materiale di recupero dismesso da aziende del settore - continua Dardanelli -. Possiamo impegnarci ad acquistare in modo più etico, ridando vita ai capi di abbigliamento che altri hanno dismesso ancora in buone condizioni e ridurre così il quantitativo gettato. Se capiamo l’importanza del riuso andiamo a incidere positivamente sull’inquinamento”.
Un approfondimento interessante sul tema è possibile su willmedia.it/junk che spiega l’impatto di ciò che acquistiamo sull’ambiente: “Ad esempio nella moda, soprattutto femminile, si fa largo uso di viscosa - aggiunge Dardanelli -. In questi anni in Indonesia stanno impiantando moltissimo eucalipto da cui viene estratta la viscosa, compromettendo la biodiversità”.
Bottega 23 è un’opportunità di moda sostenibile, quindi, ma anche etica. “Sono circa 55 le persone che in questo momento prestano il loro servizio in attività connesse - spiega Maurizio Bergia della cooperativa Il ramo -. Abbiamo 6 dipendenti, siamo riusciti a inserire ragazze e ragazzi disabili, che in questo contesto riescono a fare un’attività di tipo occupazionale. C’è il lavoro di molti volontari: persone che stavano vivendo una situazione di depressione e che grazie alla loro attività in Bottega sono riuscite a ritrovare la serenità. Nei 7 anni di attività ci sono state una ventina di persone che hanno prestato servizio di volontariato di ‘riparazione’ e qualcuno dopo è rimasto con noi. Inoltre ci sono molti volontari della Caritas che si occupavano dell’emporio di via Dante e che hanno creduto in questo progetto e alla mission sociale della Bottega. Si è creata una rete importante di persone e tutto concorre a dare solidità al nostro progetto”.
Bottega 23 è aperta a chiunque voglia acquistare abbigliamento, libri, accessori, scarpe e articoli per la casa di seconda mano e a tutti coloro che vogliono donare gli stessi articoli purché in buone condizioni. È possibile recarsi in negozio dal martedì al sabato dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 16 alle 19,30. L’invito è inoltre a prendere parte all’inaugurazione dei locali rinnovati sabato 2 dicembre alle 16.