È certamente un Natale strano quello che stiamo per celebrare a Betlemme. Nei giorni in cui tutto il mondo guarda a lei, la città di Betlemme è vuota. Nel racconto del primo Natale gli alberghi erano pieni di gente venuta a farsi registrare, non si trovava nemmeno una stanza e per questo Maria e Giuseppe dovettero cercare rifugio in una grotta. Oggi invece gli alberghi sono chiusi perché vuoti, non ci sono pellegrini venuti a celebrare la nascita di Gesù perché è in corso un’altra guerra, l’ennesima.
Grazie a Dio non è vuota la grotta della natività, perché la comunità cristiana locale, nonostante le difficoltà economiche che sta attraversando, continua a vivere nella città in cui Gesù è nato e continua anche a celebrare con sobrietà gioiosa e con speranza solidale la nascita del Figlio di Dio che si è fatto bambino per salvarci.
Quest’anno desidero farvi arrivare gli auguri di Natale dall’altare dei Magi, che si trova dentro la Grotta della Natività, proprio di fronte alla mangiatoia in cui Maria depose il bambino Gesù. È il luogo che lo stesso san Francesco ha potuto visitare tra il 1219 e il 1220 ed è il luogo che otto secoli fa, nel 1223, lo ha ispirato a proporre a Greccio un Natale speciale, celebrando l’Eucaristia sopra una mangiatoia.
Tutti noi ricordiamo che, sentito l’annuncio dell’Angelo, i pastori furono i primi a venire ad adorare il Salvatore. Poi, dopo qualche tempo, come racconta l’evangelista Matteo, vennero i Magi. Questi saggi partiti dall’Oriente rappresentano tutti noi, tutta l’umanità che in quel bambino si ritrova unita e in pace.
Tutta l’umanità è alla ricerca di quel Bambino che cambia il destino di ognuno di noi e del mondo intero. Tutta l’umanità, accogliendo questo bambino, è invitata a diventare un’unica famiglia in cui siamo tutti fratelli e sorelle, figli dell’unico Padre, che ci ha mandato il Suo figlio, e di quel Figlio ci ha donato lo Spirito. È questo il fondamento solido e positivo della pace, un fondamento radicato nella verità e nella giustizia, nell’amore e nella libertà (papa Giovanni XXIII, Pacem in Terris, 1963).
Riscoprirsi tutti fratelli e sorelle significa oggi riscoprire anche il valore della solidarietà con chi si trova nella stessa situazione del bambino Gesù al momento della sua nascita: bisognoso di essere accolto, senza una casa, privo dei beni di prima necessità, perseguitato dal potente di turno, costretto a fuggire dal proprio Paese. I Magi sono un esempio anche per noi: condividono quello che hanno di più prezioso e mettono il Bambino Gesù al centro della loro vita.
Anche oggi il Bambino Gesù continua a rendersi presente: nel bimbo che chiede di poter nascere, nel vecchio messo da parte, nell’ammalato privo di compagnia, nel forestiero esiliato, nel profugo sballottato da un rifugio di emergenza all’altro, nel povero emarginato, in ogni piccolo e scartato della società.
In questo tempo di “terza guerra mondiale a pezzi” (papa Francesco), di sofferenza e di incertezza, di solitudine e angoscia; in questo tempo in cui le tenebre del mondo e dei suoi interessi sembrano avere la meglio sulla piccola luce che Dio ha acceso nella nostra storia facendosi bambino; in questo tempo di incertezza sul futuro a ciascuno di noi e alle nostre famiglie giunge dalla Grotta di Betlemme l’annuncio che riporta gioia e pace dentro le nostre case, speranza dentro i nostri cuori e salvezza nel mondo intero.
Buon Natale dal luogo in cui i Magi ci insegnano a inginocchiarci davanti a un bambino anziché davanti al potente di turno; ci insegnano a inginocchiarci davanti a quel bambino: al Bambino Gesù per adorarlo, per metterlo al centro della nostra vita; per offrire i doni più preziosi a Lui che si è voluto mettere nelle nostre mani, e donarsi a noi e per noi interamente!
Padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa