Dieci anni fa nasceva l’“Orto di Beppa”, ovvero gli orti di via Cottolengo gestiti con l’associazione di famiglie Arcipelago.
Una bella realtà nata dalla disponibilità dei padri della Consolata a concedere il terreno adiacente alla loro Casa (1.200 mq) a patto che venisse coltivato. L’associazione Arcipelago accolse l’offerta, e decise di aprire la proposta al quartiere di San Bernardo, in cui è inserita l’area. Raccolte le adesioni si organizzò un corso di Orticoltura (con la collaborazione della Coldiretti e della Ferrero vivai) per acquisire le necessarie competenze.
Nell’inverno del 2014 si tracciarono gli orti: ad ogni socio fu destinato un appezzamento di 40 mq e una cospicua area (corrispondente a circa un terzo del terreno) fu riservata per la coltivazione in comune. Fin dal primo anno sono state coltivate insieme alcune verdure (patate, cavoli, carciofi); nell’area comune c’è anche un po’ di frutteto.
Inoltre fu previsto uno spazio per i momenti conviviali: un gazebo per le merende sinoire domenicali e un po’ di prato dove, all’occorrenza, si sistema un lungo tavolo e si mangia tutti insieme. C’è anche un casotto per gli attrezzi che contiene l’attrezzatura comune: due motozappe e attrezzi vari in parte acquistati con un finanziamento della Fondazione Crf e in parte donati dalla ditta Viglietta Matteo. L’acqua arriva dal canale Cavour (attraverso una deviazione in via San Francesco); con un sistema di pompaggio si riempie una cisterna che consente di irrigare.
Il progetto coinvolge anche il Comune perché si accede agli orti dall’area giochi comunale di via Cottolengo.
Chi è Beppa?
Il progetto porta il nome (“Orto di Beppa”) di uno spaventapasseri realizzato dieci anni fa da un gruppo di disabili nell’ambito del progetto “Tessere” del Monviso solidale, che si ritrovava in via Cesare Battisti, a poca distanza da via Cottolengo. Lo spaventapasseri Beppa era stato realizzato dai ragazzi in vista di una rassegna tenuta a Castellar; chiusa l’esposizione decisero di donare il loro spaventapasseri all’Arcipelago per i loro orti. Nacque così una collaborazione con il progetto Tessere: ai ragazzi venne assegnato un appezzamento di terreno che coltivarono per oltre un anno. Ma non solo: il simpatico spaventapasseri diede il nome agli stessi orti.
“Il progetto ‘Orto di Beppa’ prova a tenere insieme diversi aspetti di carattere sociale - spiega Ivano Bresciano, referente degli orti per l’associazione Arcipelago -: di promozione della salute, di inclusione anche di soggetti più fragili, di valorizzazione del lavoro in comune, di partecipazione: qui si pratica la lotta all’inquinamento, il rispetto dell’ambiente e della reciprocità personale, della convivialità… Alcuni soci sono entrati a far parte della Comunità Laudato si’ e il gruppo ha messo a disposizione il terreno per la piantumazione di alberi nell’ambito dell’iniziativa Inalberiamoci”.
I momenti di convivialità
In questi dieci anni sono stati molti i momenti di convivialità: pranzi e cene nell’orto e la cena di fine anno alla sede dell’Arcipelago, che funge anche da momento di bilancio, di programmazione dell’attività futura e di suddivisione dei compiti. “I primi anni gli incontri conviviali erano tanti e molto sentiti e questo è servito per consolidare un forte senso di appartenenza e a nutrire le motivazioni di ognuno: il progetto regge se tutti danno il loro contributo - spiega Ivano Bresciano -. I lavori da eseguire insieme sono tanti: c’è da tener pulita l’area dalle erbacce, zappare, seminare, irrigare, ci sono lavori di manutenzione generale… È facile che si creino piccole frizioni. In questi casi nel gruppo è spesso emersa la necessità di un regolamento. Io mi sono sempre opposto perché significherebbe burocratizzare e irrigidire i rapporti tra le persone. Il regolamento non è la soluzione alle difficoltà di relazione. Lasciamo i regolamenti alle istituzioni; noi dobbiamo puntare a convincere della bontà di una decisione, tenendo conto del fatto che in un gruppo non si ha tutti la stessa sensibilità e qualche volta si fa un po’ fatica… Ma è questo scambio di punti di vista, questo confronto che fa crescere le persone. Credo che questo sia un valore aggiunto di un’iniziativa come la nostra. Il lockdown ha creato una discontinuità nelle relazioni interpersonali, anche in progetti come il nostro. Prima c’era un maggior desiderio di fare le cose insieme, una maggior disponibilità a condividere dei pezzi di strada. Ora c’è un maggior individualismo”.
Un gruppo di persone che fa delle cose insieme
“Questa iniziativa si differenzia dagli orti sociali-comunali perché non è la somma di tante individualità, ma è un gruppo di persone che collaborano, che fanno delle cose insieme - dice Ivano Bresciano -. Questi sono orti di un’associazione di famiglie. A chi ci chiede ‘un pezzo di terra per fare l’orto’ noi diciamo che non distribuiamo la terra ma proviamo a fare delle cose insieme. A chi chiede di entrare a far parte del gruppo chiediamo la disponibilità a fare un pezzo di strada: ci misuriamo reciprocamente e se vediamo che funziona il rapporto si consolida.
Io sono convinto che questo sia un modello replicabile in altre parti della città. Sarebbe molto bello che il Comune si impegnasse a promuoverne la realizzazione in altri quartieri: si tratterebbe di un ottimo investimento”.