Cambiare il medico di famiglia, già in condizioni normali, è una scelta tutt’altro che banale. A Fossano (e non solo), tuttavia, si è aggiunto un altro elemento di preoccupazione in questi ultimi anni, che non è tanto quello di individuare un proprio medico di fiducia, ma di trovare un medico tout-court, possibilmente con uno studio-ambulatorio posto a una distanza accettabile. È il caso sperimentato da molti. Emblematico quello del lettore, fossanese, che nei giorni scorsi ha interpellato la redazione del giornale per raccontare le proprie vicissitudini e quelle della propria famiglia (moglie e figlio).
Ci spiega di aver dovuto cambiare cinque medici dall’inizio del 2022, dopo 40 anni sempre con lo stesso (il dottor Michelangelo Tortalla, andato in pensione), di essersi spostato da Fossano a Bene Vagienna (perché a Fossano non c’erano più medici disponibili), da Bene a Fossano e poi di nuovo a Bene, peraltro cambiando ancora medico. All’ultimo cambio obbligato, un equivoco allo sportello distrettuale, circa la disponibilità di posti presso il nuovo medico di Bene Vagienna a cui si era indirizzato, lo ha dirottato nuovamente su Fossano da un altro (il quinto) medico, dove è arrivato quasi per caso, ma dove spera ora di poter trovare un approdo saldo per un periodo di tempo un po’ più lungo.
Il nostro lettore ci chiede se tutto questo sia normale. Non possiamo che rispondere di no. Non lo era, non lo dovrebbe essere, anche se oggi lo sta diventando. Le ragioni sono note, legate a più fattori: i pensionamenti, i più frequenti abbandoni della professione, le difficoltà a trovare ricambi dovute alla concorrenza della sanità privata, così come a politiche di reclutamento a numero chiuso e a un deficit di programmazione sanitaria. Sta di fatto che il paziente, ultimo anello della catena, si trova costretto a pagarne le conseguenze, a volte con modalità paradossali.
Sulla "Fedeltà" di mercoledì 10 gennaio