Vittime e responsabili della lotta armata: il dolore, la forza delle parole, l’incontro

A Fossano, giovedì scorso, alcuni protagonisti di un cammino di Giustizia riparativa. Una serata memorabile che ha emozionato e fatto riflettere i tanti presenti. I prossimi appuntamenti della Caritas: l’obiettivo è far diventare Fossano una città “riparativa”

Giustizia Riparativa Bertagna Alasia Bazzega 2

Un pubblico numeroso e attento - un centinaio le persone presenti giovedì scorso nell’Aula magna dell'Istituto “Vallauri” a Fossano - ha ascoltato il racconto che Giorgio Bazzega e Oscar Alasia hanno fatto delle loro vite, entrambe spezzate in due da quanto avvenuto il 15 dicembre 1976, alba gelida in cui Walter – fratello di Oscar – veniva ucciso dopo aver a sua volta sparato e ucciso il vicequestore Vittorio Padovani e il maresciallo della Digos Sergio Bazzega, padre di Giorgio.

Cosa significa vivere con addosso la rabbia contro chi ti ha privato del padre, oppure lo stigma di chi ti evita perché fratello di un terrorista? Oscar e Giorgio lo hanno raccontato con lunghi momenti di commozione, ma con una evidente serenità, raggiunta dopo anni di silenzio e nascondimento l’uno, di sbandamenti, pessime frequentazioni e droghe, l’altro.

La svolta è avvenuta, per Giorgio, grazie all’incontro con Manlio Milani, presidente dell’associazione “Vittime della strage di Brescia”, ed al percorso di Giustizia riparativa in cui si è lasciato coinvolgere.

Per Oscar, l’occasione è stata il libro "Il tempo di vivere con te" (Mondadori) che Giuseppe Culicchia, cugino degli Alasia, ha scritto nel 2021 per ricordare Walter, per spogliarlo dell’immagine di mostro che negli anni gli è stata cucita addosso e restituirgli il volto umano e giovane di una persona che ha compiuto un atto gravissimo, un duplice assassinio che nessuno giustifica, ma che persona era e rimane.

Grazie a quel libro (Cristina Ariaudo ha dato voce ad alcune pagine durante la serata), Oscar e Giorgio si sono incontrati. Il 15 dicembre scorso, a Sesto San Giovanni, hanno partecipato, insieme, alla commemorazione dei tre morti di quel lontano giorno del 1976 che ha intrecciato le loro vite lontane.

«Non è il passare del tempo che attenua o guarisce il dolore, il risentimento, la rabbia. E il dolore che rimane attivo allaga il cuore, la mente, la memoria e le relazioni, indurisce e congela la vita». Con queste parole il padre gesuita Guido Bertagna, che ha guidato insieme ad Adolfo Ceretti e Claudia Mazzuccato il gruppo che ha messo di fronte vittime del terrorismo ed esponenti della lotta armata, ha chiarito il senso della serata: raccontare un percorso che ha costruito «una narrazione polifonica, un linguaggio che recupera la forza delle parole per dire quello che ciascuno stava vivendo». L’esperienza di questo percorso è narrata nel “Libro dell’incontro. Vittime e responsabili della lotta armata a confronto” (edito da Il Saggiatore). E i presenti ne hanno avuto un assaggio memorabile durante la serata.

Nino Mana, direttore della Caritas, ha spiegato che i percorsi di Giustizia riparativa, nati in ambito penale, hanno rivelato le loro potenzialità anche in altri ambiti, come la scuola, i quartieri, le famiglie, laddove le sofferenze causate da conflitti e danni di varia gravità lacerano le relazioni tra le persone.

Ha informato che alcuni incontri già in programma illustreranno concretamente l’obiettivo che il progetto di Giustizia riparativa della Caritas diocesana si propone: far diventare Fossano una città “riparativa”, con tempi e luoghi in cui le piccole e grandi ferite di ciascuno possano trovare ascolto e riconoscimento, i conflitti si possano affrontare prima che degenerino e crescano il benessere e il senso di appartenenza alla comunità. Saranno le esperienze di Verona (29 febbraio) e Lecco (14 marzo) ad aprire nuovi orizzonti e vie concrete.

m.p.l.