di Rudy Milstein; con Vincent Dedienne, Géraldine Nakache, Clémence Poésy, Isabelle Nanty, Sam Karmann, Francia, 2023, durata 100 minuti.
Siamo alle solite, come (troppo) spesso accade il film di cui oggi scriviamo – una pellicola decisamente interessante, forse anche qualcosa di più di semplicemente “interessante” – è in questi giorni, a dispetto della sua buona qualità, piuttosto difficile da vedere; una distribuzione incomprensibile infatti la relega ai margini del mercato con, al momento, soltanto 27 copie in circolazione in tutta Italia di cui 3 in Piemonte, una in provincia di Cuneo. L’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle ha fatto registrare un apprezzabile ritorno del pubblico in sala fattore che, ricordiamolo, è sintomo di libertà di scelta e di giudizio rispetto al restare seduti sul divano di casa a guardare la tv con l’algoritmo che sceglie per noi dicendoci “potrebbe piacerti anche”. Sia chiaro, l’omologazione e il piattume culturale si sconfiggono (anche) attraverso una ricca e variegata offerta di prodotti sul territorio, in questo caso di film, chissà se e quando le case di distribuzione italiane lo capiranno. Mah…
Scritto, diretto e interpretato da Rudy Milstein “Una bugia per due” (ma è molto più indovinato e intrigante il titolo originale “Je Ne Suis Pas un Héros”) è una simpatica e intelligente commedia sociale in grado di giocare con efficacia su più piani narrativi, dosando con garbo e acutezza i toni del comico e del drammatico. Louis è un giovane avvocato di un importante studio legale parigino, è un uomo gentile, a tratti impacciato, che tanto in ufficio quanto a casa con i suoi genitori passa sostanzialmente inosservato. Sembra che nulla di quanto fa o dica sia in grado di attirare l’attenzione di chi gli sta accanto; eppure Louis (un ottimo Vincent Dedienne) è un bel ragazzo di buone maniere, è cortese, intelligente, preparato ma, niente, nessuno se lo fila. Soltanto Bruno, il suo stralunato vicino di casa che a seguito di un ictus non riesce più a provare emozioni, gli rivolge la parola per più di due minuti. Insomma, un discreto disastro esistenziale per Louis, anche se la “quasi amicizia” con lo strampalatissimo Bruno (interpretato tra l’altro da Rudy Milstein, autore e regista del film) ha una notevole potenza comica. Tutto procede in questo modo sino a quando dopo una visita medica in seguito ad un fastidioso mal di stomaco a Louis viene diagnosticato un tumore allo stomaco, assai grave e sostanzialmente inoperabile. In ufficio pochi giorni prima uno dei suoi superiori, neppur troppo segretamente innamorato della “capa” dello studio, lo aveva coinvolto in una causa particolarmente spinosa, lo studio ha infatti assunto la difesa di una multinazionale di pesticidi che probabilmente ha provocato il cancro in molti cittadini francesi, alcuni dei quali si sono costituiti in un comitato e hanno citato l’azienda. Costretto dagli eventi, Louis rivela ai colleghi d’ufficio la propria malattia e di colpo la situazione cambia. La “capa”, che tutti chiamano “la stronza”, gli assegna un ufficio tutto per lui e lo coinvolge nelle attività dello studio, i colleghi si rivelano finalmente e per la prima volta premurosi e attenti, anche i suoi genitori sembrano cambiati e mostrano affetto e attenzione al figlio. La malattia di Louis ha fatto sì che il mondo si accorga di lui.
Nel frattempo lui, andando ben oltre i suoi doveri d’ufficio ha stretto un rapporto di amicizia con alcuni dei querelanti, Julien e Helen in particolare, nel tentativo sincero di convincerli a patteggiare e ad accettare un risarcimento da parte della multinazionale. Ma quando tutto sembra procedere in una direzione ormai chiara e Louis pare aver trovato finalmente il proprio posto nel mondo, ecco la prima grande svolta del film, perché in realtà Louis non è veramente malato, il medico aveva sbagliato la sua prima diagnosi e lui è sano come un pesce. A questo punto però, che fare? Rivelare l’errore del medico, oppure continuare a fingere di essere malato? Siamo chi siamo o siamo come ci vedono gli altri?
Comico, delicato, ironico, a tratti doloroso e struggente, “Una bugia per due” è un toccante racconto capace al contempo di far divertire e riflettere parlando di temi importanti – la malattia, l’inquinamento ambientale, la giustizia -in modo leggero ma mai superficiale e grazie ad un cast affiatato e in stato di grazia – su tutti Géraldine Nakache/Helene e Clémence Poésy/Elsa oltre ai citati Rudy Milstein e Vincent Dedienne - colpisce là dove deve, al punto giusto. Un grande esordio alla regia per Rudy Milstein, per un film da vedere.