In 30 anni il Piemonte ha perso 20 giornali e 600 mila lettori

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foto Costanza Bono

È iniziato a Fossano il “viaggio” di un lavoro portato avanti da tempo dal Centro Pestelli che ha provato a scattare una fotografia della stampa locale piemontese, dopo la prima del 1995. La scorsa settimana a Fossano si è svolto un corso di formazione per i giornalisti, anticipato da una riunione dei rappresentanti dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte. Un incontro che è stato anche occasione per conoscere l’importante progetto promosso dal Centro Pestelli, utile per capire l’attuale situazione dei giornali  (cartacei e online) e confrontarla con ciò che emerse nella fotografia scattata quasi 30 anni fa. 

Il progetto del 1995 “diede il via a un processo importante che portò alla firma del contratto per l’editoria locale, perché regole e tutele dovevano essere uguali per tutti, a prescindere dalla grandezza della testata - ha ricordato il presidente dei giornalisti piemontesi Stefano Tallia -.  È passato più di un quarto di secolo da allora. Era necessario farne una nuova e ci ha pensato il Centro Pestelli”.

Il Centro è nato nel 1968 con lo scopo di promuovere studi sulla storia del giornalismo e sui problemi dell’informazione, anche in collaborazione con Università e Istituti di ricerca, e di creare una biblioteca specializzata che oggi conta oltre 5.000 volumi. “Abbiamo inoltre iniziato un ‘racconto’ del nostro mestiere attraverso interviste a grandi firme, che spiegano come si faceva il lavoro del giornalista, come funzionava, come si trasmettevano le notizie, come si portavano le foto alla stazione per metterle sul treno etc…ben prima che internet e i telefonini facilitassero questi compiti”- ha spiegato Giorgio Levi, presidente del Centro. Le video interviste sono pubblicate integralmente sul sito centropestelli.org e sono un’occasione straordinaria per scoprire di più sul mestiere del giornalista e su come è cambiato negli anni.

L’autore della “fotografia” sui giornali piemontese è Roberto Moisio che, alla platea dei giornalisti arrivati da tutta la provincia, ha spiegato:  Nel ‘95 in Piemonte i giornali locali erano circa 70 e diffondevano più o meno 600 mila copie ogni settimana. Secondo il calcolo presuntivo che prevede 3 lettori per ogni copia erano quindi un milione e 800 mila i lettori ogni settimana”.

Ma adesso che siamo in una situazione radicalmente diversa (è cambiata la situazione di approvvigionamento dei mezzi di produzione, abbiamo attraversato una pandemia, due crisi economiche, etc…) qual è lo stato dell’arte? “La Fipeg (la Federazione italiana piccoli editori dei giornali che raggruppa la quasi totalità dei giornali locali) certifica che le testate associate a lei sono 53 in questo momento: c’è una diminuzione quantitativa di numero di testate. E anche di numero di copie: quelle diffuse settimanalmente sono circa 400 mila”.

Negli ultimi anni è quindi cambiato drasticamente il modo di informarsi dei piemontesi (ma anche in altre zone d’Italia la situazione non è migliore, anzi) e sono molti, probabilmente, a non avere più “l’essere informati” tra le priorità. Complice l’arrivo di internet, la velocità delle notizie, ma anche la diffusione delle fake news che per i lettori meno attenti rende impossibile distinguere le notizie virali e false dall’Informazione fatta da professionisti e in modo serio, con notizie verificate, controllate, raccontate “senza urlare”.

Questi numeri in parte spaventano chi fa il nostro mestiere, chi ogni giorno si impegna per raccontare il territorio nel modo più serio e sincero possibile. Ma dalla fotografia di Moisio è emersa anche un’altra immagine: i giornali locali, proprio in virtù del loro radicamento e della loro storicità nel territorio (la Fedeltà ha superato i 125 anni, ancor più vecchio è - ad esempio - il Saviglianese) sono ancora un punto di riferimento importante. “Se lo dice il giornale locale allora è vero”, riportano spesso i lettori, a dimostrazione dell’affetto e della fiducia conquistati e consolidati negli anni. 

Rimangono le sfide per i giornali locali: essere sentinelle del territorio, adeguarsi alla multimedialità del momento, alla fame di notizie in velocità richieste dal mercato dei lettori, che però sempre di più (soprattutto i giovani) faticano a distinguere la qualità delle notizie, “bevendosi” tutto ciò che appare sui social.

C’è la sfida dell’intelligenza artificiale, che sembra lontana ma non lo è: “Siamo in grado di garantire la veridicità e la verificabilità delle notizie? Li abbiamo gli antidoti?” - si chiede Moisio.

Un’altra certezza con cui tutta la comunità, non solo quella dei lettori, deve fare i conti: in questi 30 anni hanno chiuso in Piemonte 20 giornali. Forse in termini numerici si tratta di poche persone che hanno perso il lavoro, “ma è una ferita enorme per il territorio - ha sottolineato il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Tallia -, perché i giornali locali fanno un servizio pubblico ed è importante sottolinearlo ogni giorno”.