Bene, lezione anti-truffe con i Carabinieri

Il capitano Alessandro Cantarella, comandante della Compagnia di Fossano

Difendersi dai tentativi di truffa e furto è più facile se si conoscono le strategie che i malintenzionati adottano. Su questo tema, l’Amministrazione comunale di Bene Vagienna ha organizzato un incontro, che si è svolto lo scorso 8 marzo nella Sala don Giraudo nel complesso della parrocchia (e non a palazzo Lucerna di Rorà, come si era deciso in un primo momento e come “la Fedeltà” aveva riportato). Relatori il capitano Alessandro Cantarella, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Fossano, e il maresciallo Chiara Boasso, comandante della Stazione di Bene Vagienna a cui fa capo anche il territorio di Lequio Tanaro.
L’iniziativa era rivolta soprattutto agli anziani, le vittime preferite dei truffatori; ma i consigli forniti dalle Forze dell’ordine sono utili per persone di tutte le età.

Le tecniche
Le tecniche messe in atto dai truffatori sono note alle Forze dell’ordine.
Spesso, i malintenzionati telefonano alla vittima spacciandosi per carabinieri e informandola che un familiare - generalmente il figlio - è trattenuto in caserma: occorre pagare una sorta di cauzione perché sia liberato. La vittima è invitata a raccogliere il denaro e i gioielli che ha in casa, per consegnare il tutto a un presunto avvocato che, in brevissimo tempo, si presenta per ritirare il bottino. Una tecnica simile consiste nel riferire alla vittima che un suo familiare ha effettuato un acquisto - ad esempio un’automobile - che poi non è riuscito a pagare per intero e che, per questo, è trattenuto in carcere. La vittima è invitata, anche in questo caso, a versare la cifra mancante.
Spesso il truffatore bussa a casa della vittima presentandosi come un carabiniere o poliziotto o come un dipendente di banca, Poste o azienda che fornisce i servizi di acqua pubblica, luce e gas; poi, con qualche pretesto - una contaminazione dell’acqua, o una fuga di gas - invita il padrone di casa a mettere denaro e gioielli in una borsa, da collocare a sua volta in un posto “sicuro”, ad esempio il frigorifero. Un momento di distrazione della vittima è sufficiente perché quella borsa sparisca.
Un’altra tecnica di approccio adottata dai malintenzionati - in questo caso all’esterno - consiste nel presentarsi come ex colleghi di lavoro, o comunque vecchi conoscenti di cui la vittima non può ricordarsi: il truffatore chiede infine un prestito, che ovviamente non restituirà. Ad avvicinarsi alla vittima può essere anche una giovane donna di bell’aspetto, che conquista la sua fiducia con moine. Sempre all’esterno, si può incappare nella “truffa dello specchietto”. Il malintenzionato finge che l’automobile della vittima abbia causato un danno alla sua, generalmente - come si può intuire - la rottura di uno specchio retrovisore. L’invito è a versare, sul momento, qualche centinaia di euro, evitando sia di compilare i moduli per la constatazione amichevole di incidente, sia di contattare le Forze dell’ordine.
Di recente, si ha notizia di un ulteriore tentativo di truffa, messo in atto nei bancomat. Quando un anziano si mostra un po’ incerto nell’usare lo sportello, magari perché ha poca dimestichezza, uno sconosciuto si avvicina, fingendo di volerlo aiutare. Ovviamente, l’obiettivo reale è far sì che la vittima prelevi la somma più alta consentita dal dispositivo e, a quel punto, sottrargliela.

Questione di psicologia
Al di là della tecnica particolare che mette in pratica, il truffatore è riconoscibile per certi atteggiamenti che tende a mostrare. Quest’ultimo è uno sconosciuto, che usa modi gentili ma al tempo stesso fermi e persuasivi; ha una buona capacità oratoria. Racconta una storia che tende a trasmettere ansia alla vittima; in ogni caso, quest’ultima viene spinta a prendere decisioni in pochissimo tempo, per una presunta emergenza, e, pertanto, non ha modo di riflettere su quello che sta facendo.
L’obiettivo del truffatore è sempre quello di mettere le mani su denaro e gioielli: eventuali richieste che riguardano soldi e preziosi devono pertanto insospettire. La vittima, quando viene avvicinata da una persona sulle cui reali intenzioni ha motivo di dubitare, deve fare domande: se ad esempio viene contattata da un presunto maresciallo dei Carabinieri, deve chiedere il nome e la caserma da cui chiama. A quel punto, è sufficiente una telefonata in quella stessa caserma perché si possa verificare la reale identità dell’interlocutore. In ogni caso, occorre sapere che nessun incaricato - né delle Forze dell’ordine, né di enti pubblici - si presenta a casa di una persona per farsi consegnare denaro o gioielli. Utile, in casi sospetti, anche contattare i familiari: spesso, è sufficiente una telefonata di questo tipo perché il truffatore si allontani.

Quattro consigli
I Carabinieri hanno inoltre fornito quattro consigli, utili per prevenire i furti in abitazione o limitarne i danni. Occorre chiudere sempre la porta di casa e gli infissi, anche quando ci si allontana per breve tempo; non lasciare un doppione della chiave di casa in luoghi facilmente raggiungibili; non tenere molti soldi in casa; nascondere bene i gioielli. Chi subisce una truffa spesso non denuncia per vergogna, perché il denaro sottratto non è molto, perché ritiene di non poter fornire abbastanza informazioni sul malvivente o perché teme di disturbare. L’invito dei Carabinieri, al contrario, è di recarsi sempre in caserma.