“Case green”, che cosa prevede la Direttiva

Lo sappiamo ormai da anni: quando si pensa a una casa - da affittare o acquistare, da ristrutturare o costruire ex novo -, l’aspetto energetico non è meno importante di altri, ad esempio l’estetica e la comodità.  A ricordarcelo si è aggiunta, in questi giorni, la “Energy performance of building directive”, che in Italia conosciamo come la Direttiva europea “Case green”. Il Parlamento, appunto europeo, l’ha approvata:  ora è necessaria l’approvazione (formale) del Consiglio perché le nuove disposizioni entrino in vigore.
Il dibattito, in ogni caso, è già esploso. Ed era inevitabile. La Direttiva, infatti, prevede una piccola rivoluzione per gli immobili, che punta a ridurne l’impatto ambientale, fino ad azzerare le emissioni inquinanti entro il 2050.

Che cosa cambia
Secondo quanto stabilisce il nuovo provvedimento, ogni Stato dell’Unione europea dovrà adottare un Piano nazionale che preveda la riduzione progressiva del consumo di energia degli edifici residenziali; i Paesi sono tenuti ad intervenire in primo luogo sulle strutture più energivore.
Si punta, in parallelo, ad eliminare l’uso dei combustibili fossili come fonte di energia per le case: il “bando” riguarda anche le caldaie a metano, e dal prossimo anno gli Stati non potranno offrire incentivi per l’acquisto di queste ultime.  Assumeranno molta importanza i sistemi ibridi, che uniscono caldaie tradizionali e pompe di calore, e, soprattutto i sistemi elettrificati, di cui le stesse pompe di calore sono l’esempio più noto: in questo caso, non mancheranno le agevolazioni. I nuovi edifici dovranno inoltre essere “solar-ready”, predisposti cioè ad ospitare sui tetti pannelli fotovoltaici o solari.
Secondo le stime, quasi il 60% delle abitazioni europee richiede interventi di ristrutturazione entro il 2050: anche in Italia, i cantieri da aprire saranno molti.

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