Diocesi in cammino, prende forma il riordino delle parrocchie

Il progetto pastorale “Una diocesi di parrocchie reti di comunità” è stato discusso in Consiglio pastorale. Intervista al vicario diocesano per la Pastorale don Flavio Luciano

Consiglio Pastorale diocesano

Il progetto pastorale di riordino delle parrocchie e delle comunità sta prendendo forma. L’obiettivo è ambizioso: disegnare la struttura territoriale della diocesi di Cuneo-Fossano per i prossimi anni, in un’ottica di lungo periodo. Tenendo conto dei cambiamenti epocali che sono in corso e hanno modificato (e continuano a farlo) il tessuto territoriale, sociale e culturale in cui la Chiesa è chiamata oggi ad annunciare e incarnare la Buona Notizia (Vangelo) per la vita delle persone.

“Una diocesi di parrocchie reti di comunità” (questo il titolo del progetto) al momento è una proposta che si sta avvicinando, passo dopo passo, alla versione definitiva. Il cuore della proposta prevede il passaggio dalle attuali 115 parrocchie a 115 comunità ecclesiali radunandole in 30-35 nuove parrocchie.

Ma ci vorrà ancora tempo. Perché il metodo scelto è quello dell’ascolto, del dialogo, del tenere conto delle osservazioni critiche, dei suggerimenti, delle velocità diverse con cui camminano le varie realtà diocesane... per arrivare ad una versione definitiva il più possibile condivisa. Perché, per usare un antico adagio ecclesiale, “su ciò che riguarda tutti, tutti devono essere ascoltati”.

È il “metodo sinodale” applicato alla vita normale della Chiesa (e non riservato solo a qualche momento in sé concluso, com’è appunto il Sinodo vissuto dalle nostre chiese nel 2021-2022).

E così, si è partiti da una bozza che è stata discussa in prima battuta dai Consigli Pastorale e Presbiterale e da altri organismi diocesani; poi, tra gennaio e febbraio, è stata illustrata dal vescovo e dai vicari alle dieci zone pastorali della diocesi.

Giovedì 14 marzo il progetto ha fatto un nuovo passo in avanti passando nuovamente al vaglio del Consiglio Pastorale diocesano, riunito a Cuneo. A presentarlo c’erano il vescovo Piero Delbosco e il vicario per la Pastorale don Flavio Luciano. “Non è una proposta preconfezionata - ha detto quest’ultimo -: nulla è già deciso, perché è un cammino da fare insieme”.

“Però - ha sottolineato il vescovo - non possiamo restare fermi ad aspettare... Occorre decidere ora, in sintonia con quanto emerso durante il Sinodo. E poi occorrerà muoversi, con gradualità, magari a velocità diverse: alcune realtà parrocchiali sono già pronte e possono partire fin da subito; altre devono intensificare le forme di collaborazione già in atto, altre ancora stanno muovendo i primi passi”.

Sullo sfondo, la situazione attuale del clero diocesano, un dato di realtà che non lascia scampo: fra 10 anni i preti con meno di 75 anni nella diocesi di Cuneo-Fossano saranno solo 40 (mentre oggi sono 62). Certo, il progetto non scaturisce da questa penuria, ma deve inevitabilmente tenerne conto per non rimanere astratto. “E servirà anche - ha detto il vescovo - per formulare proposte di cambiamento di parroci e diaconi”.

La strada dunque è aperta. E citando Antonio Machado (nella sua celebre poesia “Camminando si fa il cammino”), solo iniziando a camminare nella direzione che abbiamo scelto diventerà realtà la strada da percorrere, passo dopo passo.

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Sul complesso e articolato progetto “Una diocesi di parrocchie reti di comunità” abbiamo intervistato il vicario per la Pastorale don Flavio Luciano.

Tra gennaio e febbraio avete incontrato i rappresentanti delle varie comunità nelle dieci zone pastorali della diocesi, per illustrare la bozza del progetto e per ascoltare: che clima avete respirato? Ha prevalso un atteggiamento propositivo… ci sono state critiche?

Nel tentativo di rispondere alle indicazioni precise del Sinodo diocesano del 2021 – 2022, si è fatto un progetto la cui bozza è stata anzitutto discussa con il Consiglio presbiterale e poi con il Consiglio pastorale. Dopo di che abbiamo visitato - vescovo e i due vicari - tutte le dieci zone di pastorale della diocesi di Cuneo-Fossano. Ci sono stati anche momenti di riflessione e condivisione con i responsabili degli uffici della Curia, con la Consulta delle aggregazioni laicali. In generale abbiamo sperimentato un clima di accoglienza e di buona disposizione. La consapevolezza è che la realtà sociale ed ecclesiale in cui viviamo sia cambiata e si pone la necessità di ripensare strutture e stili per vivere e testimoniare la nostra fede.

Negli incontri ci sono state proposte valide che sono state accolte e chiaramente non sono mancate le critiche, provocate dalla paura dei cambiamenti, dalla fatica di percepire un progetto che è in farsi, dal timore che non si valorizzino i cammini comunitari, le tradizioni popolari, ancora forti nelle nostre realtà. Si è espresso il timore di perdere le caratteristiche specifiche della propria parrocchia, anche se piccola, per un accentramento della vita pastorale e di fede in una sola parrocchia maggiore. Altre domande di chiarimento riguardano le soluzioni proposte per sollevare i sacerdoti dalle incombenze amministrative, soprattutto in riferimento alle strutture, come Scuole materne o Case di riposo parrocchiali, frutto di sogni, di sacrifici e di investimenti delle famiglie della comunità.

Come avete cercato di lavorare e come si proseguirà per impedire che questa riorganizzazione pastorale venga percepita come un progetto calato dall’alto?

Abbiamo ascoltato e dialogato con sincerità. Dalla prima bozza di proposta i cambiamenti sono stati tanti. La critica di alcuni - che tutto è stato deciso a monte - non è onesta e non tiene conto del cammino che stiamo facendo da tempo. Ritorneremo con una proposta più definita in alcune zone di pastorale dove c’è stato meno consenso per rivedere come risolvere i nodi più problematici. Desideriamo fortemente che il cambiamento sia il risultato di una condivisione e di un consenso il più ampio possibile.

Le critiche sono state utili per individuare quelle che possono essere soluzioni diverse più attinenti ai vari territori e alle diverse situazioni. Per esempio, si era pensato di gestire con delle fondazioni zonali le strutture che non riguardano esclusivamente la pastorale parrocchiale (come le Scuole materne e le Case di riposo, oppure le cappelle e le chiese da tempo non più sedi parrocchiali), ma il dialogo con chi ha competenza sui territori ci ha portati a riconsiderare la proposta e a pensare altre forme, cercando di valorizzare ciò che sul territorio già c’è.

Qual è il sogno o l’immagine di Chiesa che fa da sfondo e ispira il progetto?

Una Chiesa che mette al centro la Vita. Prima di tutto quella di Gesù, la sua Parola da testimoniare e da annunciare e la sua pratica come fari per il cammino personale e comunitario. Poi quella del mondo, delle persone tutte, di ogni essere vivente e della madre Terra (Laudato Si’). Una chiesa che accoglie la sfida della fraternità (Fratelli Tutti) da vivere e da contribuire a costruire in un mondo in difficoltà. Non deve mancare la chiarezza che la missione laicale non si esaurisce nella gestione delle strutture ecclesiali. Sappiamo che la sfida della fede, oggi più che mai, è quella della testimonianza dove la gente abita e vive. A questa testimonianza la comunità cristiana, la parrocchia è a servizio, a partire dai fondamenti dell’Eucaristia, della Parola e della carità e dal lavoro che ancora lo Spirito compie nel cuore degli uomini e delle donne di oggi.

Nella proposta si usano i termini comunità e parrocchia in modo non sovrapponibile: proviamo a specificare meglio cosa si intende e che rapporto hanno.

Ci è richiesto coraggio e creatività, cercando di educare ad una mentalità dove si è attenti ad una realtà che è un po’ più grande dei confini del proprio territorio parrocchiale. E a questa educazione, negli anni, le zone pastorali hanno sicuramente offerto un contributo. I numeri parlano da soli: se fra 10 anni i presbiteri con meno di 75 anni nella diocesi di Cuneo-Fossano saranno solo 40 (mentre oggi sono 62), è tempo opportuno per far nostra quella visione di Chiesa di comunione e di partecipazione, radicata nel battesimo che ci fa tutti pari in dignità e responsabilità. Le nuove parrocchie non potranno più essere solo incentrate sui presbiteri, ma con una corresponsabilità concreta di uomini e donne, laici preparati.

Consiglio Pastorale Diocesano

Qualche esempio?

Se al momento ci sono 115 parrocchie, ognuna con un proprio statuto giuridico, l’idea è di alleggerire la parte giuridica trasformandole in 115 comunità, radunandole poi in nuove parrocchie. Non si vuole chiudere nessuna chiesa. Lavoriamo perché siano comunità vive, evangeliche. Per esempio, le tre parrocchie dell’Oltre Gesso di Borgo San Giuseppe, Spinetta e Roata Canale che hanno già un solo parroco con un presbitero collaboratore potrebbero diventare una parrocchia sola. Così le cinque parrocchie intorno a Villafalletto potrebbero diventare una sola con cinque comunità: Santi Pietro e Paolo in Villafalletto, Santi Lorenzo e Sebastiano Monsola, Sacra Famiglia in Vottignasco, San Pietro in vincolo in Gerbola e Sant’Anna.

Ogni parrocchia sarà servita da un presbitero parroco che, con la collaborazione di un altro presbitero o un diacono, insieme ad alcuni laici preparati, cercheranno di servire le varie comunità sugli assi principali. Le attività presenti nelle varie comunità saranno portate avanti secondo le possibilità di queste, attraverso una programmazione comune. In uno spirito di comunione e di aiuto reciproco.

E nelle due città più popolate?

Certamente le due città pongono altre problematiche perché più grandi, ma è comprensibile a tutti che la direzione è verso una maggiore unità. Verso dove camminare nella città di Cuneo? In tal senso, i parroci della città, immaginando il futuro delle comunità cristiane su tale territorio, hanno fatto alcune proposte. Cuore Immacolato di Maria e Sacro Cuore avranno un solo parroco? Oppure la comunità Sacro Cuore camminerà con le comunità del Centro Storico? È possibile pensare a un cammino verso una parrocchia nuova con due comunità, San Rocco Castagnaretta e San Paolo?

Una domanda che ci si è posti è anche quella sul ruolo della Cattedrale e della Concattedrale. A Fossano è realistico pensare e camminare verso un futuro prossimo con due parrocchie nuove con più comunità, una nella parte alta e l’altra nella parte bassa?  Con due parroci che con una equipe di preti collaboratori, diaconi, religiosi e laici servono le loro comunità, nel rispetto di storie importanti? Non è facile arrivare a delle decisioni, ma non possiamo esimerci dal prenderle. Abbiamo bisogno ancora di riflessione con chi sta lavorando sulle città: preti, diaconi, laici, religiosi, religiose.

Intervista completa su La Fedeltà del 20 marzo