“Un altro ferragosto”

Un Altro Ferragosto

di Paolo Virzì; con Silvio Orlando, Sabrina Ferilli, Christian De Sica, Laura Morante, Andrea Carpenzano, Vinicio Marchioni, Gigio Alberti, Rocco Papaleo, Anna Ferraioli Ravel, Emanuela Fanelli, Lorenzo Fantastichini.

Non è facile tornare sui propri passi, soprattutto se questi hanno segnato un momento importante della propria carriera (il David di Donatello come “Miglior film” ) e probabilmente della propria vita. Eppure Virzì (insieme al fratello Carlo e Francesco Bruni in sceneggiatura) 27 anni dopo “Ferie d’agosto” torna sull’isola di Ventotene per raccontarci l’Italia di oggi con gli occhi e lo sguardo di quei protagonisti. Molti sono cresciuti e diventati adulti, altri sono invecchiati, alcuni sono morti, o stanno per morire, come Sandro (Silvio Orlando) il capofamiglia dei Molino, attorno a cui ruotava allora, e ruota oggi, molto della vicenda. Gruppo, o meglio, clan di intellettuali progressisti multisociale e multiculturale, i Molino decidono di tornare sull’isola tutti insieme per iniziativa di Altiero (Andrea Carpenzano), il figlio di Sandro che su quello spicchio di terra in mezzo al Mediterraneo è stato concepito e che ora vuole regalare all’anziano e morente padre un’ultima estate felice su quell’isola tanto amata, nella speranza di riconquistarne l’affetto perduto. Ma Altiero non è l’unico a volersi ricongiungere con il passato per tentare di capire il proprio presente, anche Sabrina Mazzalupi (Anna Ferraioli Ravel), figlia del rozzo bottegaio Ruggero ed ora diventata una star del Web con milioni di follower, è tornata a Ventotene con il suo entourage di cafoni arricchiti per celebrare il suo matrimonio con il volgarissimo Cesare (Vinicio Marchioni). Il ritorno sull’isola e il casuale ma inevitabile contatto tra i due gruppi familiari farà da detonatore alle numerose contraddizioni che abitano gli animi dei vari protagonisti regalandoci un disarmante spaccato dell’Italia di oggi. Come nella miglior tradizione della commedia italiana - capace di tracciare un affresco grottesco e tragico dei difetti e delle brutture del nostro Bel Paese con il sorriso sulle labbra - Virzì non fa sconti a nessuno e se i Mazzalupi sono, e restano, degli ignoranti al cubo incapaci sia di cogliere che di dare bellezza e amore, persi in un perverso sogno di dominio - economico e politico - che tutti li accomuna nella vana speranza di mascherare il terribile vuoto esistenziale che li attanaglia, al contempo anche il clan dei Molino non irradia né valori né certezze. Nulla li spinge e molto li travolge, piccole invidie, meschinità, supponenza, assenza di dialogo e di ascolto proprio lì dove ad essi si inneggia. L’unico a salvarsi è il piccolo Tito, il nipote di Sandro Molino, affettuoso e comprensivo, in qualche modo “paterno”, a dispetto della giovanissima età, nei confronti di un nonno sempre più smarrito. In un mondo dove le relazioni sociali sono sempre più virtuali, Virzì mette in scena l’esigenza della relazione, anzi l’imprescindibilità della relazione, perché la vita è dialogo e ascolto, ma nei due gruppi familiari tutti fingono, nessuno è davvero quel che dice o pretende di essere, nessuno dice davvero ciò che pensa e molto (forse tutto?) sembra perduto, e se nel sotto finale Elena (Emanuela Fanelli), ex moglie di Cesare, urla tutta la sua disperazione, qualche speranza ce la regalano i Molino con Altiero e Tito, il primo accompagnando il padre a vedere il mare e cogliendo così l’occasione per aprire il suo cuore, il secondo con il suo intenso e ultimo abbraccio al nonno sul molo di Ventotene. Chissà, forse non tutto è davvero perduto se nel sogno (in bianco e nero) di Sandro anche lui infine sale sulla barca con gli antifascisti Sandro Pertini, Eugenio Colorni, Altiero Spinelll e Ursula Hirschmann. Da non perdere.