Coldiretti, “Fermiamo il «fake in Italy»”

Cosce di maiale danesi dirette a Modena che rischiano di diventare prosciutti italiani, uva indiana spedita a Novara, frutta sudafricana proveniente dalla Moldavia con direzione Sicilia, preparati industriali a base di uova fatti in Polonia e attesi a Verona. Ed anche un tir carico di grano senza tracciabilità. Sono solo alcuni esempi del “fake in Italy” scoperti dalla Coldiretti al Brennero, dove l'associazione è presente oggi (lunedì 8 aprile) con migliaia di agricoltori, giovani imprenditori e dirigenti. Una mobilitazione per dire stop all’invasione di cibo straniero spesso venduto come nazionale, con l’avvio di una grande raccolta di firme per una proposta di legge europea di iniziativa popolare che porti a estendere l’indicazione dell’origine in etichetta su tutti i prodotti in commercio nell’Unione Europea.

“Sono preoccupanti gli arrivi di cosce di maiale dal Nord Europa già pronte quando la filiera suinicola piemontese, che conta circa 3 mila aziende, un fatturato di quasi 400 milioni di euro, ha 1 milione e 200 mila capi destinati, soprattutto, ai circuiti tutelati delle principali Dop italiane per la preparazione della miglior salumeria nazionale, come il prosciutto di Parma e San Daniele – evidenziano Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale -. Senza parlare di tutti gli altri prodotti che sono stati trovati aprendo i tir destinati in diverse parti d’Italia. Troppi prodotti stranieri diventano italiani varcando i nostri confini. Questo non è più accettabile: vogliamo una giusta trasparenza rispetto a quelle che sono le informazioni che devono essere date ai cittadini, per questo serve l'obbligo di origine a livello europeo. Poi siano i cittadini a scegliere con consapevolezza cosa acquistare”.