Nella Top 500 anche 43 imprese del Fossanese

La classifica presentata da Pwc Italia con Confindustria Cuneo e La Stampa

All’undicesimo posto, un gradino dietro la Top 10, c’è l’Unifarma. Al cinquecentesimo, ma decisamente non è un “fanalino di coda”, c’è la Cubar. In mezzo troviamo altre 41 imprese del Fossanese.

È la “top 500”, la classifica che Pwc Italia ha presentato a Cuneo, in collaborazione con la sezione provinciale di Confindustria e con il quotidiano La Stampa. A rientrare nell’elenco le aziende (sono state valutate tutte le società di capitali - ad esclusione di enti creditizi e assicurazioni) che hanno un valore di produzione sopra i 10 milioni e 300 mila euro.

In cima, e non è una sorpresa, c’è la Ferrero commerciale Italia con un valore della produzione 2022 di un miliardo e 778 milioni di euro; seguita da Dimar Spa e Alstom ferroviaria, le uniche ad abbattere la soglia del miliardo di euro di valore della produzione. Sono 33 le società il cui valore di produzione supera i 200 milioni di euro (tra queste le “nostrane” Unifarma, Biesse, Eurostampa holding e Balocco); tra i 10 e i 20 milioni si assestano ben 224 società.

Le 500 maggiori società per valore della produzione con sede legale a Cuneo e provincia rappresentano numericamente il 7,58% delle oltre 6.600 società di capitali cuneesi, ma incidono per il 75,05% del valore della produzione, hanno spiegato gli autori della ricerca, i professori del dipartimento di Management dell’università di Torino Melchior Gromis di Trana e Fabrizio Bava.

Comparando il valore della 500esima in classifica (10 milioni e 300mila euro) con la prima, (1.778 milioni di euro), risulta un rapporto 1:173, il che lascia intuire la grande varianza presente all’interno di questa distribuzione. Una varianza dimostrata anche dal fatto che la media (il totale del valore della produzione diviso 500, ovvero il numero delle aziende coinvolte) è decisamente superiore alla mediana (il valore della produzione dell’azienda alla posizione numero 250): 61,4 milioni la media e 22,2 milioni la mediana.

Il valore complessivo della produzione della “Top 500” per il 2022 è stato superiore ai 30,6 miliardi, ovvero 4,92 miliardi in più rispetto ai dati relativi al 2021, per un incremento del 19%, più che raddoppiato rispetto l’inflazione. Trecento imprese hanno fatto registrare un incremento a doppia cifra, mentre sono più di 400 le società in crescita.

Anche per questo la direttrice di Confindustria Cuneo, Giuliana Cirio, ha parlato di “ottimismo, almeno per l’immediato futuro” presentando il sentiment delle imprese cuneesi, con i principali indicatori delle previsioni degli imprenditori in miglioramento rispetto al primo semestre 2024: da sottolineare un po’ di timore per l’export dovuto alla sempre complessa situazione internazionale, ma anche un dato di disoccupazione provinciale che si assesta al 3,7%, ben al di sotto delle medie regionale e nazionale (rispettivamente del 6,3% e del 7,5%).

Nell’incontro dedicato alla presentazione di Top 500 e moderato dal vicedirettore de La Stampa Federico Monga, ci sono stati alcuni momenti di confronto con gli imprenditori del territorio, sui temi della sostenibilità, della ricerca e anche dell’innovazione. Che - a quanto è stato più volte rimarcato - non può prescindere dall’introduzione e dall’uso dell’intelligenza artificiale. “Provare a opporsi all’intelligenza artificiale in questo momento è come provare a fermare l’acqua con le mani - ha detto Luca Chiodaroli, partner di Pwc Italia -. Se usata bene e consapevolmente l’IA può essere un collaboratore straordinario per l’azienda e potenzialmente può essere utilizzata in tutti i settori”. Ma occorre pensare a piani di formazione per insegnare a interagire efficacemente con l’intelligenza artificiale, favorendo percorsi di “upskilling” (volti a migliorare e sviluppare le competenze del lavoratore) e di “reskilling” (per consentire ai dipendenti di acquisire nuove conoscenze e competenze necessarie per svolgere una nuova mansione).

Giorgio Falcione, partner di Pwc Italia, ha aggiunto: “Da una ricerca effettuata tra i Ceo di imprese italiane e non solo è emersa la convinzione che tra 10 anni molte delle loro aziende non esisteranno più se il modello di business non verrà adeguatamente aggiornato in base ai cambiamenti tecnologici e alle esigenze dei clienti. Ciò mette ulteriormente in risalto l’importanza di fare quel salto di qualità, in termini di managerialità e di livello tecnologico, in grado di garantire lo sviluppo delle imprese”.

Al momento, i dati della Top 500, dimostrano l’ottima capacità del nostro tessuto imprenditoriale di stare sempre al passo con i tempi e, spesso, di saperli anticipare. 

Cliccla qui per vedere la Top 10 e le imprese del Fossanese nella Top500