di Thea Sharrock; con Olivia Colman, Jessie Buckley, Anjana Vasan, Thimoty Spall, Malachi Kirby, Gemma Jones, Joanna Scanlan, Eilen Atkins; Gran Bretagna, Francia, 2024, durata 102 minuti.
Il mondo delle “fake news” prima delle “fake news”. Sì, perché le notizie farlocche circolavano anche nel passato, i social (e la stupidità umana, quando non la cattiveria) hanno semplicemente reso il fenomeno più potente e diffuso. Siamo nel 1922 a Littlehampton quando una nutrita serie di lettere anonime e diffamatorie scuote la piccola città. Bersaglio delle missive, colme di insulti e di terribili apprezzamenti è Edith Swan, donna devota e caritatevole all’apparenza pura come il cigno di cui porta il nome e da tutti ritenuta esempio di morigeratezza e castità, a differenza della sua vicina di casa Rose Gooding, un’immigrata irlandese sboccata e senza peli sulla lingua, vedova di guerra con una figlia pre-adolescente e un compagno di colore. Va da sé che i sospetti subito si addensino sull’estroversa Rose che agli occhi di Edward Swan, il padre di Edith, un uomo bigotto e crudele, padre-padrone di moglie e figlia, è la sicura autrice delle lettere. E così, dal sospetto alla certezza il passo è breve se a sostenerne il cammino è il pregiudizio, e con la denuncia di Edith la giovane e spavalda Rose finisce in cella. Ma le donne di Littlehampton sanno leggere la realtà al di là delle apparenze, e pagata la cauzione di Rose, aiuteranno la giovane madre a venire a capo dell’intrigo e scoprire la vera autrice, o il vero autore delle lettere minatorie.
Commedia densa di humor britannico che mescola con intelligenza commedia, giallo e dramma, “Cattiverie a domicilio” offre un graffiante e simpatico spaccato della provincia britannica inizio ‘900 (ma potrebbe essere tranquillamente Italia, Francia o Spagna) e, nonostante la vicenda sia ambientata un secolo fa ciò che salta all’occhio è l’incredibile attualità dei temi affrontati, a cominciare dalla potenza delle parole e di quanto queste possano tagliare più della spada se usate per offendere e non per aiutare e comprendere gli altri. E altresì vero che il film di Thea Sharrock mostrando in modo inequivocabile il terribile maschilismo e sessismo della società inglese Anni ’20 (emblematico il ruolo dell’agente donna Gladys Moss interpretato da una superlativa Anjana Vasan) almeno in parte ci consola, perché se molta è ancora la strada da percorrere per raggiungere la parità di genere e l’abbattimento dei pregiudizi, certo è che quei modi, quei tempi e quelle situazioni sono certamente lontane.