Se Atene piange, Sparta non ride. In anni in cui gli automobilisti affezionati all’endotermico e quelli che preferiscono l’elettrico si danno spesso battaglia (soprattutto sui social media), c’è un elemento che unisce le fazioni: sono i continui aumenti. Se di quelli “alla pompa” giornali e televisioni parlano abitualmente, dei rincari alle stazioni di ricarica si sa molto meno: ma esistono e stanno condizionando pesantemente la vita di chi ha scelto un veicolo “alla spina”.
Si dice che “fare il pieno” di elettroni costi meno che fare il pieno di benzina o gasolio: era vero, in parte è tuttora vero. L’auto elettrica continua ad essere conveniente - a fronte della spesa iniziale per il suo acquisto - se si carica la batteria a casa, a maggior ragione se si dispone di un impianto fotovoltaico con accumulo. Ma se si usano le colonnine pubbliche, la musica è davvero cambiata, anche per le silenziosissime Bev.
Che cosa è successo? In sostanza, gli operatori hanno progressivamente ridotto, fino ad annullarla quasi del tutto, la possibilità - per gli utenti - di stipulare abbonamenti che consentano di pagare una tariffa mensile fissa in cambio di una certa quantità di kWh per la propria auto. Gli abbonamenti - che ogni utente sceglieva sulla base dei chilometri che percorre ogni mese, più o meno come si fa con le offerte telefoniche disponibili secondo i minuti di chiamata, gli sms e i gigabyte di cui si vuole disporre - erano piuttosto vantaggiosi. La loro scomparsa, o almeno la forte riduzione, costringe di fatto a pagare l’energia elettrica “a consumo”, come si fa con i carburanti: e le cifre da sborsare sono elevate.
Abbiamo fatto un test alla colonnina di via Marconi a Fossano, all’ingresso del parcheggio sotterraneo della città: la stazione di ricarica fa capo a Duferco, ma grazie agli accordi di interoperabilità è possibile ricaricare anche tramite i principali operatori italiani. Per una ricarica “a consumo”, avremmo speso 0,65 euro al kWh con Be Charge, 0,69 con Enel X e 0,81 con A2A. Si stima che con un kWh un’auto elettrica riesca a percorrere, in media, 7,4 chilometri, ma questo valore può diminuire per varie ragioni, ad esempio l’alta velocità o la temperatura esterna bassa: a queste condizioni, la convenienza - a confronto con un veicolo con motore tradizionale - non è più quella degli anni scorsi, quando alla colonnina si spendeva davvero poco.
Avremmo potuto, in qualche modo, risparmiare? Enel X propone una sola forma di abbonamento, per 80 kWh al mese, mentre A2A ne offre tre, ma riservate a quanti sono clienti anche per l’utenza domestica; nessuna possibilità di abbonarsi, al momento, con Be Charge. Ci sono altri operatori, meno conosciuti, che offrono tariffe migliori; ma gli accordi di interoperabilità che hanno stipulato con quelli maggiori “coprono” soltanto una parte delle colonnine presenti.
Insomma, risparmiare sarebbe stato difficile. Il rischio, semmai, era di spendere di più. La stazione che abbiamo scelto è infatti per la ricarica lenta, fino a 22 kW di potenza: se avessimo utilizzato una “fast” - ad esempio quella da 50 kW, in viale delle Alpi -, il prezzo sarebbe potuto crescere.
Uno scenario poco entusiasmante per un Paese che, come il resto dell’Unione europea, vuol essere “green”.