La stanza degli omicidi

La Stanza Degli Omicidi

LA STANZA DEGLI OMICIDI

di Nicol Paone; con Uma Thurman, Samuel L. Jackson, Manganiello, Maya Hawke, Debi Mazar, Larry Pine; Usa, 2024, durata 98 minuti. 

Patrice gestisce una bella galleria d’arte contemporanea a Manhattan, gli affari però non vanno molto bene. Il profilo è alto, l’ambiente raffinato, le spese decisamente elevate, ma le opere esposte non convincono, i clienti scarseggiano e i debiti, fatalmente, si accumulano. Caso vuole che Patrice (Uma Thurman) faccia la conoscenza di Gordon (Samuel L. Jackson), uno spregiudicato criminale con un singolare fiuto per gli affari e per l’arte che propone a Patrice di riciclare denaro sporco vendendo opere d’arte di un autore inesistente. La gallerista, con l’acqua alla gola, non è nelle condizioni di rifiutare e i quadri di Reggie (Joe Manganiello) in arte “The Bagman” (in realtà un sicario della mala), cominciano ad affollare le pareti della galleria. Ma per quanto siano delle croste indecenti i dipinti dell’artista improvvisato cominciano a piacere oltre il previsto, e “The Bagman” diventa un vero e proprio caso, con le quotazioni che crescono oltre ogni previsione e il progetto di riciclare denaro sporco attraverso la vendita dei suoi quadri che di colpo si complica sino ad un inatteso e travolgente esito finale. 

Opera seconda di Nicol Paone, “La stanza degli omicidi” (e saranno le sequenze finali a dirci il senso del titolo) a dispetto di un cast di tutto rispetto che trent’anni dopo “Pulp finction” vede nuovamente accanto Uma Thurman e Samuel L. Jackson mantiene meno di quanto inizialmente sembrava promettere. Il soggetto in sé è certamente interessante - l’opacità del mercato delle opere d’arte, le connessioni tra malavita organizzata e alta finanza, l’inconsistenza sostanziale di certa arte concettuale e la presuntuosa e pretestuosa artisticità di collezionisti e mercanti d’arte - ma è il registro narrativo che mostra il fianco, il film è per così dire, impersonale, a metà tra strada tra commedia brillante e thriller non convince né da un lato né dall’altro, non fa ridere abbastanza quando lo vorrebbe, non genera suspense in modo sufficiente quanto desidererebbe, per risollevarsi soltanto nella parte finale con una soluzione intrigante anche se un tantino complicata.