Calcio, La Ragione di Stato: “Questi Europei ci daranno tanti spunti”

Nel weekend scattano gli Europei: ne parliamo con gli ideatori de “La Ragione di Stato”

Ragione di Stato cop

Un’estate italiana. Da oltre tre decenni questa perifrasi accompagna l’arrivo della bella stagione nel nostro Paese e, quando la si utilizza, l’immaginazione corre sempre alle stesse scene: il caldo, le vacanze, la Nazionale Italiana impegnata in una manifestazione internazionale. Quella che ci apprestiamo a vivere, quindi, sarà un’estate italiana.

Venerdì 14 giugno, con l’incontro Germania-Scozia preceduto dalla consueta cerimonia inaugurale, dall’Allianz Arena di Monaco di Baviera sono scattati infatti i Campionati Europei di calcio, a cui l’Italia si presenta come vincitrice uscente, avendo trionfato nell’edizione del 2021, disputata con un anno di ritardo per via della pandemia. Di Europei e di Italia, intesa come nazione, parla l’ultima fatica letteraria de La Ragione di Stato, una pagina social di grande successo, seguita da centinaia di migliaia di persone ogni giorno. Ne abbiamo parlato con Stefano e Matteo, le “menti” de La Ragione, per avvicinarci al debutto azzurro, in programma sabato 15 contro l’Albania a Dortmund.

L’IDENTIKIT: Il rapporto “fantozziano” tra sport e politica

“Delitto e castigo. L’Italia a Euro 2000” è il nuovo libro de La Ragione di Stato, pubblicato da 66thand2nd nel maggio 2024. In linea con il primo volume del gruppo, “Dov’è la vittoria? L’Italia ai Mondiali degli anni Novanta”, anche quest’opera parte dalle vicende calcistiche della Nazionale per allargare lo sguardo e raccontare la politica e la società italiana a cavallo tra fine anni Novanta e primi anni Duemila, con uno sguardo ironico e disincantato.

La Ragione di Stato è un collettivo nato nel 2018 nella Valle Umbra Sud più profonda. Si occupa di sport, in particolare calcio, di vicende politiche nazionali e del loro fantozziano connubio. Gli stessi ideatori della pagina, che oggi conta 56mila follower su Instagram e 138mila su Facebook, la presentano come “un progetto social, ma anche editoriale, che prova a parlare di sport dal punto di vista di chi lo sport non è in grado di farlo, ma ne è tuttavia affascinato per i suoi aspetti ironici, per le sue continue contaminazioni con l’arte, il mondo della politica, della cultura e della società”.

Il vostro libro s’intitola “Delitto e castigo, l’Italia a Euro 2000”. Se aveste a disposizione un tweet definirlo, quale sarebbe?

Crediamo: “Il tentativo di razionalizzare un qualcosa che francamente non è razionalizzabile”.

Il focus è sull’Italia che ad Euro 2000 fu sconfitta in finale dalla Francia. Qual è il senso di questo volume?

Quello di porre al centro lo sport inteso come insegnamento. Cosa ci insegna? Che non tutto è razionalizzabile, spiegabile, prevedibile e non sempre quello che accade ha una logica.

La nazionale di cui parlate aveva grandi qualità. È simile a quella di oggi?

Sono due squadre, con tutto il rispetto per questa seconda, a livello di talento diverse. Rappresentano due “Italie” di colore politico diverso, anche se l’Italia come fondamenti culturali è rimasta la stessa, il substrato del Paese è sempre quello. Dal punto di vista sportivo, quella del 2000 aveva Totti e Del Piero, questa quel talento complessivo non ce l’ha.

Che cosa vi aspettate da questi Europei? Quali “insegnamenti” potranno arrivare?

Più che insegnamenti ci aspettiamo spunti comici e narrativi, che non mancano mai nello sport, specie in uno sport dalla forte connotazione popolare come il calcio. Ci aspettiamo trionfi di personaggi secondari, gioie e dolori. Sicuramente non ci deluderanno.

La vostra pagina oggi conta centinaia di migliaia di follower. Una pagina che con ironia racconta lo sport, ma senza dimenticare la cultura. Che cosa significa? Dobbiamo vederlo come un aspetto positivo della nostra società?

Bisognerebbe chiederlo a quelli che ci seguono. Noi facciamo del nostro meglio per rendere la narrazione sportiva un po’ più leggera, senza dimenticare che è un qualcosa che fa parte della nostra cultura. Magari entra dalla porta di servizio, ma è completamente impregnato delle nostre abitudini e delle nostre azioni.

Proprio sulla vostra pagina è nato il concetto della “Scala Mazzarri”. Doveste raccontarla a chi non la conosce?

È un sistema di misurazione delle lamentele, che parte dal misurare le lamentele degli allenatori, fino a diventare misura di riferimento delle lamentele dell’italiano, e non solo. La “Scala Mazzarri” cerca di misurare il grado sopportazione dell’esistenza dell’essere umano. Il nome è ovviamente un omaggio al prototipo dell’allenatore lamentoso, anche se questo aggettivo rischia di essere dispregiativo. Diciamo dell’allenatore sofferente.

In ultimo, un vostro pronostico sul percorso dell’Italia e sul possibile vincitore?

Sul percorso dell’Italia non ci sbilanciamo perché siamo molto scaramantici. Per il resto diciamo che vediamo già l’immagine della Germania con Toni Kroos che si ritira alzando la coppa al cielo.