Sono 13.235 i fossanesi che l’8 e 9 giugno hanno votato per le elezioni europee. Ma c’è anche chi, fossanese, era a Bruxelles, a seguire le elezioni direttamente dal Parlamento europeo, dove lavora. È Luisa Maggio che è alla sua terza elezione europea vista “da dentro”. “Lavoro per il Parlamento europeo che ha, ovviamente, una parte politica - e infatti a breve arriveranno 720 nuovi parlamentari con tutta la loro squadra - e c’è una parte istituzionale”. E specifica: “È una macchina complessa di amministratori e di persone che lavorano proprio perché questa macchina funzioni. Io sono nel Dipartimento di comunicazione e di campagna istituzionale. Un ufficio prova a raccontare in tutte le 24 lingue ufficiali, in 27 Paesi, tramite i vari canali (social, sito, partners, associazioni, imprese etc…) cosa fa l’Europa e cosa fa il Parlamento per il cittadino”.
Quindi hai seguito in prima persona la campagna pre-elezioni?
Lavoro come braccio destro del direttore che si occupa della campagna del Parlamento e in questi due anni siamo stati proprio nel cuore di tutta questa comunicazione: perché votare e perché è importante farlo. Uno dei lavori nati dal mio ufficio è il video “Usa il tuo voto” (visto più di 500 milioni di volte) in cui i nonni spiegano ai loro nipoti perché recarsi ai seggi è importante.
Come sei arrivata a lavorare lì?
Ho studiato tanto. Sono laureata in Scienze internazionali diplomatiche a Torino. Durante uno stage al ministero Affari esteri ho lavorato al dipartimento di Affari europei conoscendo persone che venivano spesso a Bruxelles. Allora c’era il Consiglio della competitività e chiesi al mio supervisore di accompagnarlo. Mi disse che non potevo: mi offrii di andare a spese mie. Per me è stato il punto di svolta: ho capito dove avrei voluto lavorare. Ho frequentato un master al college of Europe a Bruges e ho fatto domande e concorsi: sono stati anni di studio ma anche di passione.
Quando sei arrivata a Bruxelles?
Nel 2011. Ho lavorato a lungo per il Dipartimento di dati e strategie e poi sono approdata al settore comunicazione. Ma l’utilizzo e l’analisi dei dati continuano a rimanere un elemento fondamentale nel mio lavoro, perché sono alla base di ogni strategia di comunicazione per riuscire a capire qual è il messaggio più corretto da formulare.
Come è la notte elettorale?
Adrenalinica. Le mie prime due sono state nella “data room” dove gli esperti si riuniscono e raccolgono i dati che arrivano da tutti i Paesi. Questa è la prima volta elettorale che faccio dalla parte della comunicazione: 500 giornalisti sono venuti nel palazzo per assistere e proporre una diretta, mentre 67 colleghi lavoravano contemporaneamente sui social media per i 27 Paesi.
Sei lì da 13 anni. Il modo e gli strumenti per comunicare sono cambiati...
È importante sapere cosa succede nei vari Paesi. Non serve solo essere veloci, ma anche tener presente il mosaico europeo che è grande e variegato. I problemi che affrontiamo in Italia sono a volte simili a quelli di altri Paesi europei, ma anche le priorità sono completamente diverse. Vanno tenuti in considerazione anche il contesto politico internazionale che è decisamente cambiato e le varie crisi che l’Europa ha passato negli ultimi 15 anni. Saper comunicare, ma soprattutto cosa comunicare: questa è la sfida dell’Unione europea. Siamo uniti, ma siamo diversi ed è fondamentale sapere rispondere a tutti. Questa campagna è stata disegnata per 10 piattaforme diverse, ma abbiamo lavorato anche con tanti partner, con tutti i media possibili, con quasi 900 cinema che hanno lavorato con noi per diffonderla. Come istituzione siamo facilitatori, ma le persone che collaborano sono tantissime, una rete infinita.
In che lingua vi parlate?
Le lingue ufficiali sono inglese, francese e tedesco, ma nella quotidianità il tedesco si usa poco. Qualche anno fa molti lavoravano nella lingua madre e qui tutto è comunque tradotto nelle 24 lingue, ma negli ultimi 10 anni il livello nel mondo politico del Parlamento si è alzato tantissimo: la maggioranza parla inglese fluentemente e non ha più bisogno della traduzione simultanea.
Cosa succede in questi giorni negli uffici? Parlamentari che fanno le valigie e se ne vanno e altri che arrivano?
I parlamentari della precedente legislatura hanno concluso il loro lavoro a fine aprile, terminata l’ultima sessione plenaria. Hanno svuotato gli uffici, “fatto le valigie” già da un mese. Loro e tutti i loro collaboratori: a seconda dell’importanza del gruppo e della loro forza politica-economica, infatti, hanno una squadra più o meno grande, ma generalmente hanno almeno un paio di assistenti che li aiutano sia dal punto amministrativo che politico, più una segretaria. Di solito nel loro Paese c’è una squadra altrettanto numerosa.
E ora?
C’è un comitato di accoglienza che aspetta i nuovi parlamentari: spiega le cose più semplici, dove è l’ufficio, come raggiungere la mensa, dove prendere il treno per andare a Strasburgo, ma anche quali sono i servizi che gli uffici possono fornire: dove trovare i dati, i training per migliorare la comunicazione sui social, dove poter fare interviste, dove possono ricevere i “collaboratori” che arrivano dal loro Paese. Dal 15 al 18 luglio ci sarà la prima sessione plenaria, eleggeranno il presidente, il vice presidente, i questori. Una sessione molto importante perché ridisegnerà il Parlamento.
Bruxelles è stata anche purtroppo teatro di attentati, che clima si respira a vivere lì?
Non ho mai sentito l’aria di pericolo, tranne quando proprio ci sono stati gli attentati. Una delle persone si è fatta esplodere a due passi dall’ufficio e quindi chiaramente in quei mesi si è respirata paura, spavento e insicurezza per il futuro. Ma non so se sia diverso da ciò che si è respirato a Parigi, Londra o Madrid dopo gli attentati. Bruxelles è una città in cui ci sono importanti palazzi e persone, ma è una città estremamente accogliente perché ci sono talmente tanti stranieri che non ti senti mai straniero.
E Fossano?
È famiglia, è amici. Se non fossi nata a Fossano non sarei qui: Fossano è un posto bello dove crescere, ma è anche un posto piccolino dove è difficile a volte realizzarsi, ma ti dà tanta energia, perché da Fossano devi spostarti per studiare, poi ci ritorni per respirare un po’ di aria fresca e buona, perché non hai ritmi così stressanti come qui.
Qui a Fossano ci sono anche i tuoi nipotini, come spieghi il tuo lavoro?
Racconto loro che lavorare in squadra è una fortuna. L’Europa è una grande squadra di 27 Paesi in cui è difficile andare d’accordo, ma il risultato è ancora più importante. È il lavoro che faccio: proporre progetti che possano funzionare per tutta la squadra e ogni risultato ottenuto può - a cascata - aiutare tante persone.