Giornata di spiritualità per catechisti, donne e uomini di speranza

Sabato 7 settembre al Santuario Sant’Anna di Vinadio

Catechisti a S. Anna di Vinadio 2

Un nutrito gruppo di catechisti della diocesi di Cuneo-Fossano ha raggiunto sabato mattina 7 settembre, nonostante le previsioni meteo avverse, il Santuario di Sant’Anna di Vinadio in alta Valle Stura per una giornata di spiritualità e preghiera accompagnati dal Priore del Monastero “Dominus Tecum” di Pra ‘d Mill, fratel Emanuele Marigliano. Accolti da un cielo terso, un’aria fresca e frizzante e dalla calda ospitalità di don Erik Turco e dei volontari del Santuario, i partecipanti hanno potuto inaugurare al meglio il nuovo anno catechistico a partire da una profonda riflessione sul tema della speranza che, in sintonia con l’anno giubilare, farà da sfondo alle iniziative pastorali dell’anno.

Ogni catechista, per essere fedele alla sua missione di annuncio, è chiamato ad essere “uomo e donna di speranza”, ovvero a seminare speranza nel contesto ecclesiale in cui opera a partire dalle relazioni che instaura con le persone che è chiamato ad accompagnare.

La speranza è la percezione di una mancanza che ci aiuta a sbilanciarci nel futuro con fiducia – ha sottolineato fratel Emanuele - allontanando da noi la tentazione di voler fermare il passato. Speranza non è imbalsamare una memoria, ma piuttosto riconoscere la presenza di Gesù che sempre ci precede nelle pieghe del quotidiano. È riconoscersi forestieri rispetto alle proprie convinzioni per aprirsi ad una visione altra rispetto a quella che abitualmente si abita.

Sperare è desiderare qualcosa e attenderlo con perseveranza. La vera speranza coltiva il desiderio che non è semplice aspettativa, ma piuttosto la percezione di una mancanza che apre ad una relazione, che invita ad amare le persone una ad una. Sperare è possibile solo nel cuore di chi si riconosce povero e nello sguardo di colui che sa di non bastare a se stesso e, di conseguenza, sa aprirsi allo stupore. L’augurio, rivolto ad ogni catechista, è quello di essere uomini e donne che non temono di essere vulnerabili, ma che si lasciano raggiungere dalla vita delle persone che incontrano nella sua totalità, in tutte le sue innumerevoli sfumature. Solo così sarà possibile un annuncio incarnato e generatore di speranza, la speranza che pone le sue radici nella Risurrezione, evento centrale della fede cristiana.

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