Una storia di recupero della tradizione, della storia di un territorio, di un luogo che per lungo tempo ha rischiato di scomparire.
È la storia del mulino di proprietà della famiglia Leone costruito nel 1500 dai Conti di San Martino d’Agliè a Bricco affacciato alla valle dei porri. “I Conti di San Martino d’Agliè, oltre a questo mulino hanno fatto costruire anche quello di Pollenzo e di Roddi. Un tempo in questa zona si lavorava la canapa. La posizione era strategica, lungo la bealera che da Boschetti percorre le rive dello Stura, arrivare a irrigare gli orti di Bra per poi raggiungere Pollenzo e il Tanaro. La canapa che si lavorava qui, siccome il terreno è pietroso, era molto bianca e veniva chiamata seta, mentre quella braidese era più adatta a realizzare i sacchi”, ci spiega Sebastiano Leone.
Il mulino è rimasto in funzione fino al 1970/80 circa per poi essere abbandonato e venduto alla scomparsa di uno dei proprietari: “A inizio secolo qui abitavano sette famiglie. Abbiamo fatto una serie di ricerche, interpellato chi poteva conservare la memoria storica di questo luogo e abbiamo scoperto che, terminata la produzione di canapa e seta, era il mulino del paese. C’era anche una segheria; quindi le persone venivano qui con i loro raccolti e pigiavano le uve, facevano la farina, realizzavano assi di legno che poi portavano a casa. Produceva inoltre 3 kw di energia elettrica”.
Con la vendita da parte dei proprietari che gestivano il mulino, l’immobile che, è composto anche di un’abitazione, della segheria e di una stalla, è stato venduto e abbandonato a se stesso: “Noi lo abbiamo acquistato 25 anni fa. Abbiamo una macelleria a Cervere e questo posto era vicino a noi. Abbiamo sempre desiderato valorizzare la tradizione, ci dispiaceva che un luogo così importante per Cervere andasse perduto. Quando lo abbiamo acquistato era a pezzi. Durante la pandemia ci è venuta voglia di affrontare la ristrutturazione”.
Ora la parte principale di lavoro è stata eseguita. Sono stati rifatti i tetti, complessivamente 1000 mq di tegole, le solette, tutto ciò che è, in parole povere, strutturale. L’idea della famiglia Leone è di trasformarlo in una fattoria didattica e la strada è quella giusta: i bambini di Cervere sono già stati ospitati in occasione della festa di fine dopo scuola e il portico del mulino è stato una delle tappe di “Dui pas ‘ntraval”, la passeggiata enogastronomica organizzata dalla Pro loco Amici di Cervere in collaborazione con i cavallini di Grinzano e la Consulta giovani lo scorso 26 maggio. A ottobre inoltre sarà una delle tappe di un raduno di cavalli e cavalieri e ci sono contatti da parte di alcune scuole.
Ad abitarlo sono già arrivati gli animali. Ci sono 3 asini, una mucca, un pony, una decina di caprette e poi oche, anatre, conigli e galline: “Abbiamo portato gli animali perché mangiassero l’erba prima di iniziare i lavori e sono stati i primi ad abitare la casa. Quando tutto sarà finito ci andremo a vivere anche noi”.
I lavori dovrebbero concludersi la prossima primavera, come concordato anche con la Regione Piemonte, dopodiché diventerà anche la casa della famiglia Leone: “Una delle cose belle è che in famiglia noi siamo due fratelli e una sorella. C’è Giovanni, del 1983, poi ci sono io che sono del 1985 e Marianna, la più giovane, del 1994. Questo significa che se i giovani hanno voglia di fare, qualcosa di buono arriva. Abbiamo avuto l’appoggio e il sostegno di tante persone. A partire da Gigi Ghigo, che è stato anche sindaco di Cherasco, amico di mio papà. Lui ha sempre creduto in questo progetto e ci ha incoraggiati. Sono contento che abbia avuto il tempo, prima di mancare, di vedere una prima parte di lavori. Oggi ci segue suo figlio, l’architetto Alberto Ghigo. Un grosso aiuto ci è venuto dalla ditta Dompè e Ferrero di Fossano con il supporto dell’ingegner Dompè”.
La ricerca storica, inoltre, è stata condotta da un laureando in ingegneria del Politecnico di Torino, Andrea Abrate, che voleva condurre una ricerca sui mulini nel nostro territorio: “Quando è arrivato da noi ci ha detto che praticamente nessuno lo aveva autorizzato a entrare nel proprio mulino, mentre per noi è stato un piacere. Ci ha detto che il nostro era l’unico mulino a tre ruote che aveva trovato in provincia di Cuneo. Quando si è laureato ci ha regalato una copia della sua tesi e ha contribuito a raccontarci una parte di storia del mulino che non conoscevamo”.
Per ridare vita nel migliore dei modi alla struttura proseguono anche le ricerche per la messa in funzione: “La segheria potrebbe tornare a funzionare, non manca nulla. Il mulino invece è stato pesantemente depredato. Lo scopo è almeno quello di riportarlo a com’era almeno nell’aspetto. Per farlo abbiamo già preso contatto con un’associazione che ha già fatto un intervento simile per avere consigli. Vorremmo inoltre interessare il Comune di Cherasco che, con Cherasco storia, ha una grande attenzione nei confronti del patrimonio storico architettonico della nostra zona. Sulla facciata c’è lo stemma dei San Martino d’Agliè e ci sono anche degli affreschi all’interno. Ci piacerebbe valorizzarli. Dopo l’intonacatura della facciata lo stemma è già più visibile, ma sarebbe bello ristrutturarlo per riportarlo agli antichi splendori”.
Un mulino del 1500 riportato agli antichi splendori
La famiglia Leone di Cervere ha recuperato l’immobile per portare avanti la tradizione