Condividere

La carità è una cosa seria. Non si esaurisce nell’atto del dare. Genera cambiamento, in chi la riceve e in chi la fa. Diversamente non è carità. Ma qualcos’altro, che “per carità” non si butta via! A volte ciò che per una persona è un “di più”, può diventare “essenziale” per altri e fare la differenza nella loro vita. Spesso il gesto di svuotarsi le tasche dagli spiccioli serve più per pulire coscienze che per rendere davvero consapevoli, cambiandoci dentro.

Cinquant’anni fa, nella nostra Chiesa locale, nasceva la Caritas che è un modo concreto di generare giustizia. Perché la carità è essenzialmente un tentativo di rimettere le cose a posto, secondo giustizia ed equità. E sarebbe sbagliato pensare che l’attività delle nostre Caritas (diocesane, parrocchiali…) in questo mezzo secolo sia stata semplicemente quella di distribuire generi alimentari, abiti, un tetto per ripararsi o un aiuto per arrivare a fine mese. Ben inteso, tutte cose importantissime e vitali. Ma c’è una carità che è culturale, che è fatta di cambiamenti profondi e che tocca povertà immateriali. E che riguarda un po’ tutti, anche chi apparentemente ha tutto. Anche lì c’è molto da lavorare. Anche lì lavora la Caritas. Per una cultura del “condividere” che va oltre l’assistenzialismo e diventa incontro tra persone che si mettono sullo stesso piano e fanno un pezzo di cammino fianco a fianco. Pare una banalità, ma cambia radicalmente la prospettiva. Condividere è il vero sinonimo di Carità.