Grande allarme tra gli allevatori e in tutta la filiera suinicola per la diffusione della Peste suina negli allevamenti; in questi due anni l’infezione è stata registrata principalmente sui cinghiali, tant’è che, per contrastare il contagio ai suini domestici, si era deciso l’allestimento di costose e imponenti recinzioni allo scopo di tenere lontani i selvatici dagli allevamenti.
Come prevedibile, l’onerosa barriera non ha impedito il contagio e, a fine luglio si è registrata una forte impennata dell’infezione sul suino domestico: nell'arco di 5 giorni sono state colpite tre regioni (Piemonte - provincia di Novara, Lombardia ed Emilia Romagna, con sei focolai in altrettanti allevamenti che hanno imposto l’abbattimento di decine di migliaia di suini.
Di qui le nuove misure straordinarie, con divieto di movimentazioni di suini vivi all'interno delle zone di sorveglianza e di protezione di Piemonte, Lombardia e Emilia Romagna e una serie di “Raccomandazioni generali” agli allevatori e a tutti gli operatori che hanno motivo di entrare nelle stalle.
I suinicultori temono che le nuove misure straordinarie, ancorchè fortemente penalizzati per i loro allevamenti, non risolvano il problema e e puntano il dito contro la mancata realizzazione di un vero piano di abbattimento dei cinghiali. Si era parlato di “totale eradicazione”, di eventuale intervento dell’esercito, ma in realtà il piano di abbattimento ha fatto acqua da tutte le parti.
Il servizio completo su la Fedeltà di mercoledì 11 settembre