di Tim Burton; con Winona Ryder, Michael Keaton, Jenna Ortega, Monica Bellucci, Usa, 2024, durata 104 minuti.
Presentato in anteprima alla 81ª edizione del Festival del Cinema di Venezia e approdato in questi giorni sugli schermi italiani in oltre 500 copie, “Beetlejuice Beetlejuice” è il seguito di “Beetlejuice, spirito porcello” (1988) la celebre commedia dark di Tim Burton che vedeva protagonisti una coppia di fantasmi confrontarsi con la loro realtà spettrale e con i nuovi abitanti della loro casa, sequel che a distanza di oltre trent’anni dal primo episodio sembra non aver perso neppure una goccia dello smalto e della ricchezza narrativa di allora, riportando sul set buona parte del cast, da Winona Ryder a Michael Keaton, e con delle new entry di grande richiamo come Monica Bellucci (nuova compagna del regista), Willem Dafoe e Jenna Ortega.
Lidya Deetz (Winona Ryder) con il passare degli anni non ha smarrito la sua capacità di vedere i fantasmi, facoltà che ora però è diventata un elemento determinante per il successo della sua trasmissione televisiva “Ghost house”. Ma sarà l’inattesa e piuttosto rocambolesca morte del padre a ricondurre Lidya a Winter River e far sì che le apparizioni dello spiritello Beetlejuice tornino a farsi presenti inaugurando una ridda di situazioni a dir poco incredibili a cavallo tra al di là e al di qua, vivi e morti, spose cadaveri e mostri in giacca e cravatta. L’atmosfera è quella fiabesca di sempre con forti tinte gotiche e qualche spruzzata horror, ma il tono è leggero a tratti quasi scherzoso; con i suoi personaggi strampalati e per certi versi orrendi Burton non soltanto mette in scena una storia granguignolesca dalle mille sottotrame ma ci invita al contempo a riflettere sulla solitudine e sull’emarginazione, sulla nostra (in)capacità di confrontarci con gli altri e di comprendere e accettare la diversità.