Una nuova campagna di scavi al sito archeologico di Bene Vagienna in frazione Roncaglia, dove si trova Augusta Bagiennorum, città romana fondata al tempo di Augusto: nell’area, oggi gestita dalle Residenze reali sabaude - Direzione regionale Musei nazionali del Piemonte, hanno lavorato nei mesi scorsi studentesse e studenti dell’Università di Torino. A guidarli è il professor Paolo de Vingo, docente di Archeologia cristiana e medievale. Il Dipartimento ha chiesto per tre anni la concessione dello scavo nell’area archeologica, dove opera in collaborazione con la stessa Direzione regionale Musei.
Le studentesse e gli studenti si sono occupati innanzitutto di riordinare vecchi materiali e proseguire gli studi sui dati di archivio. Poi lo scavo, in continuità con quello portato avanti da Maria Cristina Preacco della Soprintendenza: la studiosa, scomparsa nel giugno del 2013, nel 2008 ha indagato l’incrocio - tuttora visibile - fra il cardo e decumano, le due strade principali della città romana, e ha messo in luce un angolo delle tabernae, antenate delle botteghe attuali su cui si lavora oggi con gli studenti.
Spiega Sofia Uggè, direttrice dell’area archeologica: “La volontà è di indagare tutte le tabernae presenti sul lato meridionale, fino alla basilica civile, spazio che a sua volta è stato indagato nel 2018 tramite fondi Alcotra. Le tabernae sul lato meridionale non furono indagate da Assandria e Vacchetta, che si occuparono di scavare il lato settentrionale: la stratigrafia è dunque intatta”. Sono stati trovati “vari livelli di crollo”, relativi alle vicissitudini che la struttura ha evidentemente subito nella sua storia, con “deposito di materiale livellato” risalente all’epoca in cui l’area è diventata agricola.
L’obiettivo è “lasciare visibile e valorizzare” quanto si scopre lungo il percorso di visita all’interno del sito archeologico che, peraltro, raggiunge l’incrocio fra il cardo e il decumano. Questo percorso, a sua volta, sarà modificato da interventi che permetteranno una migliore fruizione del sito, attraverso pannelli e “realtà aumentata”, anche a vantaggio dei disabili. L’occasione di ammirarlo dopo il restyling sarà quella delle Giornate europee del patrimonio, in calendario per il 28 e 29 settembre.
Quando Bene era “doppia”
Nell’immaginario dei benesi, c’è una frattura nella storia del loro paese: fino alla fine dell’Impero romano d’Occidente la città coincide con Augusta Bagiennorum, mentre dal Medioevo si trova nel sito - più elevato e difeso da mura - che la ospita attualmente. In realtà c’è un lungo “continuum” nell’alto Medioevo, durante il quale di fatto esistono due Bene Vagienna. È uno degli aspetti che la nuova campagna di scavo contribuisce a mettere in luce.
Spiega il capocantiere Giacomo Rosso, studente della Scuola di specializzazione in Beni culturali archeologici dell’Università di Torino: “In un mese e mezzo di lavori, oltre 20 studenti dell’Università di Torino hanno contribuito, non solo con la mente ma anche con le braccia, a questo lavoro: era un’ottima opportunità, e la partecipazione è stata buona. Abbiamo indagato la prima taberna che si incontra arrivando dal Capitolium, mettendo in luce due muri perimetrali; non sappiamo se all’interno si vendeva qualcosa o se aveva funzioni diverse, ma era un ambiente intonacato. Vogliamo indagare anche il rapporto con il settore esterno, il porticato della cui esistenza siamo già a conoscenza grazie alle indagini con il georadar e gli studi di Alessandria e Vacchetta. In futuro, vorremmo spingerci fino alla piazza del Foro e capire come e quanto il decumano proseguiva sul lato esterno”.
“A un certo punto - prosegue Rosso -, si decise di spostare gran parte della città nell’attuale Bene: il perché al momento non possiamo dirlo, ma sappiamo che per un periodo coesistono due centri abitati. Quanto alla taberna, a un certo punto anch’essa si trasforma, diventa qualcos’altro; ma non sappiamo ancora dire che cosa”.
Questo passato, in ogni caso, ci può aiutare a guardare al futuro: “L’archeologia - conclude Rosso - ci permette di pianificare percorsi di sostenibilità a partire da antiche pratiche di agricoltura: possiamo provare a immaginare quali colture ci fossero e chiederci se tali cereali sarebbero più o meno sostenibili del mais oggi molto diffuso”.
Qualche scorcio di vita quotidiana
L’ideale punto di arrivo, per questo reportage de “la Fedeltà”, è la postazione dove lavora Laura Vicquery, impegnata al sito archeologico con due altre studentesse, Vittoria Merlini e Marta Parisi.
Vicquery ci mostra alcuni dei reperti emersi, già ordinati in una prima sistemazione in attesa di quella definitiva: i materiali verranno puliti, alcuni soltanto con lo spazzolino e altri con acqua o secondo le indicazioni che verranno fornite dai restauratori.
Vari i materiali rinvenuti - soprattutto metallo, ceramica, vetro. Ci sono parti di vasi e anfore, uno scorcio sulla vita quotidiana degli antichi residenti; tessere di mosaico, in pietra; ossicini di animali, probabilmente intrappolati nei crolli; chiodi, picchettini con asole; intonaci; gusci di chiocciole e due conchiglie; un balsamario. Da citare anche i “carboni”, resti di incendi, focolari o piccoli roghi che gli abitanti accendevano per “fare pulizia” come in parte si fa tuttora.