È morto ieri, all’età di 59 anni, Salvatore Schillaci, per tutti Totò. L’uomo delle “notti magiche” dei Mondiali di Italia ’90, un mito per chi visse quell’estate italiana sognando una vittoria azzurra, poi mai arrivata, ma sentita più vicina grazie a quel ragazzo siciliano “esploso” quasi per caso in quel mese pazzo.
Tre anni prima, estate 1987, “Totò” era ancora un “picciotto” pronto a spiccare il volo, pronto a vivere la sua sesta stagione con la maglia del Messina, la prima squadra ad alto livello a credere in lui. Lì, in giallorosso, arrivò anche il fossanese Franco Lerda, tre anni più giovane di lui e proveniente dal Torino, con cui aveva esordito in Serie A.
In quella stagione 1987/88, il Messina chiuse al 12° posto in Serie B e sull’ambitissimo album Panini, Schillaci e Lerda erano le due facce della stessa figurina, quell’anno contornata di verde.
Oggi che “Totò” non c’è più, Lerda lo ricorda con affetto: “Giocammo quell’intenso e divertente anno insieme. Eravamo anche vicini di casa, quindi ci frequentammo molto anche fuori dal campo. Lo conoscevo bene Totò e la sua scomparsa mi riempie di tristezza”.
Un campione, ma anche e soprattutto una persona perbene: “Era un ragazzo semplice, umile, con una grandissima voglia di emergere e delle capacità tecniche e atletiche eccellenti. Tutto quello che ha ottenuto lo ha meritato. È partito dal basso ed è arrivato ai massimi livelli. Era pulito, trasparente, senza filtri. Era esattamente così come lo hanno visto tutti, un uomo perbene”.