di Gianni De Blasi; con Diego Abatantuono, Biagio Venditti, Marit Nissen, Roberta Mattei, Luciano Scarpa, Pinuccio Sinisi, Monica Contini, Guendalina Losito, Italia, 2024, durata 90 minuti.
Presentato al Giffoni Film Festival 2024 e liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Lorenzo Licalzi (edito da Rizzoli) “L’ultima settimana di settembre” è la storia di uno scrittore ormai anziano (più nello spirito che per il calendario in verità) che ha smarrito la voglia di scrivere perché ha perso la voglia di vivere. Vedovo da anni, solo e privo di affetti Pietro Rinaldi si è chiuso in un guscio fatto di cinismo e disillusione dal quale non riesce più ad uscire e così il giorno del suo compleanno decide di prendere congedo dal mondo. Tutto è pronto, le pastiglie di barbiturico sono allineate sul tavolo accanto al whiskey, lo stereo diffonde una musica malinconica e Pietro ha ormai scelto di “andare” quando qualcuno con insolita insistenza bussa alla porta di casa interrompendo il macabro rito. Dietro a quel bussare c’è una terribile notizia, la morte ha sbagliato persona e Pietro deve fare i conti con un improvviso lutto famigliare ma, soprattutto, accanto al dolore della perdita c’è l’immediata consapevolezza dell’incapacità di occuparsi di Mattia, il nipote che a seguito di quell’evento è rimasto solo.
Dramedy dai toni intensi ma, e mi si perdoni l’ossimoro, al contempo leggeri, il film di De Blasi unisce con garbatezza dramma e commedia declinandoli in un “road movie” di nonno e nipote dalla Puglia a Roma, dove il dramma è tutto in quanto accaduto e ciò che esso ha determinato, e la commedia è nei personaggi o meglio, nel personaggio, perché è Pietro/Diego Abatantuono che da solo regge i quattro quinti del film. Senza la cinica ironia dello scrittore infastidito dal mondo e che non si sente pronto a badare al nipote la storia perderebbe molto del suo fascino che sta tutto lì, nel rapporto dolente e irrisolto tra un uomo stanco di sé e degli altri e di un adolescente musone già prima che gli eventi per lui precipitino definitivamente, che critica il nonno per la sua freddezza ricalcandone però, inconsapevolmente, gli stessi tratti. Disilluso Pietro perché stanco della vita, disilluso Mattia/Biagio Venditti perché impaurito dalla vita, i due incroceranno le loro solitudini in un finale commovente, anche se fin troppo prevedibile. Perché la vita è un viaggio e l’importante non è tanto la meta, quanto il percorso. Da vedere.