di Antonio Piazza, Fabio Grassadonia; con Toni Servillo, Elio Germano, Daniela Marra, Barbara Bobulova, Giuseppe Tantillo, Italia, 2024, durata 130 minuti.
Il più importante mafioso latitante degli ultimi vent’anni. Una primula rossa perennemente evocata dalle cronache giornalistiche e giudiziarie, evocato appunto ma mai intercettato. Lui, (il cui soprannome era u’ Pupu/il burattino) da decenni era il burattinaio di tutte le attività mafiose, il capo della “Cupola”, l’anti Stato criminale che ha (da sempre?) pericolosi intrecci e collusioni con pezzi deviati dello Stato.
Autori e registi, Antonio Piazza e Fabio Grassadonia dopo il riuscito “Sicilian ghost story” con “Iddu” trovano il coraggio di affrontare un tema che avrebbe fatto tremare i polsi a chiunque, ovvero raccontare il personaggio di Matteo Messina Denaro (il cui nome e cognome in tutto il film non viene mai pronunciato per intero) e dunque, fatalmente oltre un quarto di secolo di malaffare e di storia italiana. Ma, ed è qui il colpo di genio di Piazza e Grassadonia, l’angolo visuale da cui le vicende sono narrate non è quello della cronaca e dell’attualità ma viene privilegiato un raccontare che procede per ellissi narrative, dove la verisimiglianza ha il predominio rispetto alla dettagliata ricostruzione, dove ciò che interessa ai due registi non è dire quel poco che di Matteo Messina Denaro si sa, ma il molto che si intuisce, non il poco che si è visto, e ci è stato lasciato vedere, ma il molto che è rimasto celato e si è potuto scorgere, non senza difficoltà, dietro mille paraventi.
Ricercato in mezzo mondo mentre lui era stabilmente residente “da qualche parte in Sicilia”, Messina Denaro viene intercettato da Catello Palumbo (uno strepitoso Toni Servillo), ex sindaco dai trascorsi mafiosi che dopo essere uscito dal carcere coperto di debiti viene incaricato dai Servizi segreti di stanare dalla latitanza Messina Denaro di cui un tempo era stato una sorta di mentore e renderne possibile la cattura attraverso una corrispondenza a base di bigliettini, i “pizzini”, che dicono molto senza lasciare tracce. Ma la ricerca di Catello, che non può certo rifiutare la proposta dei Servizi, è qualcosa di molto più simile ad una scommessa che ad un’indagine perché Messina Denaro (un altrettanto strepitoso Elio Germano) è più simile ad un fantasma che ad un uomo. Tra Servizi corrotti e politici collusi, mafiosi e massoni ,“Iddu” è storia di “fantasmi” e di “invisibili” spesso più reali dei personaggi in carne ossa, storia che cattura e convince strappando riflessioni amare e risate aspre proprio per quanto dice senza dire, come fa il cinema migliore. Da non perdere.