di Andrea Segre;
con Elio Germano, Elena Radonicich, Stefano Abbati, Roberto Citran, Paolo Pierobon, Francesco Acquaroli, Fabio Bussotti, Paolo Calabresi, Andrea Pennacchi, Giorgio Tirabassi, Italia, 2024, durata 122 minuti.
Enrico Berlinguer è stato uno dei più grandi uomini politici italiani della seconda metà del ‘900, fautore, con Aldo Moro, di una delle più importanti e luminose intuizioni politiche di quel tempo. Erano anni drammatici, anni di guerra fredda e schieramenti contrapposti, e dopo il colpo di stato in Cile del settembre 1973 e l’assassinio di Salvator Allende operato dal generale Augusto Pinochet, burattino fascista nelle mani del burattinaio Kissinger e degli Usa, Berlinguer capì che una sorte simile sarebbe potuta toccare presto anche all’Italia; del resto i vari tentativi di colpo di Stato - il Piano “Solo” del 1964 preparato dal generale dei carabinieri De Lorenzo, così come il tentato golpe di Junio Valerio Borghese del 1970 - facevano ritenere a molti che ampi settori della politica italiana e statunitense e del mondo dell’imprenditoria (a cominciare dalla Fiat di Giovanni Agnelli) non fossero per nulla contrari al progettare e sostenere una svolta autoritaria anche per il nostro Paese.
Ed è a quel punto che Berlinguer con un articolo sulla rivista “Rinascita” in quel tragico settembre del 1973 cominciò a parlare apertamente di “compromesso storico”, ovvero della necessità di trovare un accordo tra le principali forze politiche popolari e antifasciste italiane come unico baluardo possibile per la democrazia in Italia. Ma questa luminosa e importante intuizione politica non era osteggiata soltanto ad Ovest, dagli Stati Uniti così come da ampi settori della Democrazia Cristiana, ma anche ad Est, dove l’Urss di Breznev non vedeva assolutamente di buon occhio “l’eurocomunismo” di Berlinguer e il suo progetto di apertura alla Democrazia Cristiana.
Il suo desiderio di libertà e di autonomia da Mosca non era compreso né tanto meno accettato dall’Unione Sovietica che nell’ottobre del 1973 attentò addirittura alla vita del segretario del Pci durante una visita ufficiale in Bulgaria. È in questi anni tra il 1973 e l’84 (dalla strage fascista di Piazza della Loggia a Brescia al dilagare del brigatismo sino al rapimento e all’omicidio Moro) che Andrea Segre concentra il suo racconto, che non è dunque un biopic sul segretario del Partito Comunista Italiano di quegli anni quanto un acuto e toccante spaccato di storia italiana che dosa sapientemente documenti d’archivio e ricostruzioni d’epoca, tracciando un profilo del Berlinguer pubblico e privato che evita con cura l’agiografia e le celebrazione per restituirci un racconto di strabiliante e potente intensità civile che l’interpretazione di Elio Germano, a dir poco superlativa, rende assolutamente indimenticabile. Da non perdere.