La politica abbonda spesso in parole, non sempre per raccontare i fatti, spesso per interpretarli a proprio uso e consumo. Accade però che anche nell’Unione europea e nei suoi Paesi membri, Italia compresa, la politica debba fare i conti con i numeri quando raccontano di realtà scomode, al punto da parlare da soli.
Sono questi i giorni in cui si fa un gran parlare a Bruxelles, e nei Paesi Ue, delle turbolenze in corso al Parlamento europeo in vista della formazione della futura Commissione europea, con Ursula von der Leyen candidata a tornarne alla guida, a condizione che tutti i 26 commissari previsti nel suo “governo” vengano approvati dall’Assemblea di Strasburgo. Ormai, a quasi cinque mesi dalle elezioni del Parlamento europeo, il tempo stringe e, con quello che sta capitando oltre Atlantico con l’arrivo di Donald Trump, meglio trovare al più presto un accordo entro la data-limite del 27 novembre, quando il Parlamento sarà chiamato al voto finale. Intanto però la storia va avanti e, come ha ricordato Paolo Gentiloni, l’attuale commissario italiano all’economia, non aspetta l’Europa che tanto avanti non va nemmeno sul versante finanziario ed economico come risulta dalle previsioni economiche triennali 2024-2026, rese pubbliche dalla Commissione europea venerdì scorso, dove sono i numeri a parlare con pochi margini di interpretazione da parte della politica.
In estrema sintesi: la crescita del Prodotto interno lordo (Pil) nell’Eurozona galleggia sotto la soglia dell’1%, nel 2024 ferma allo 0,8% e una prospettiva di raddoppiare nel 2026; fa peggio l’Italia con uno 0,7% quest’anno e una previsione di crescita nel 2026 appena dell’1,6%.
Il deficit annuale nell’Eurozona è previsto in riduzione dal 3,0% del 2024 al 2,8% nel 2026, impegnativo per l’Italia passare dal 3,8% del deficit di quest’anno al 2,9% previsto per il 2026.
Dove però l’impegno per l’Italia si scontrerà con la dura realtà dei numeri riguarda il futuro del nostro debito pubblico che continuerà a crescere dal 136,6% del Pil del 2024 al 139,3% nel 2026, mentre resterà relativamente stabile nell’eurozona attorno alla soglia, insolitamente alta rispetto al passato, del 90%.
A voler essere ottimisti, va meglio l’Italia rispetto all’Eurozona sul fronte dell’inflazione, a patto di non confondere i dati medi con quelli del carrello della spesa che non accenna a ridursi sotto la soglia di un aumento del 2%.
Questi i dati, non proprio incoraggianti per il futuro dell’Unione europea costretta a muoversi - sempre a condizione che si muova senza perdere altro tempo - in un contesto politico precario tanto al suo interno che nel resto del mondo.
A livello mondiale l’Ue dovrà presto fare i conti con l’irruzione sulla scena di Trump che brandisce l’arma dei dazi, annunciati al 60% sulle merci in provenienza dalla Cina e tra il 10 e il 20% per quelle in provenienza dall’Unione europea, mirati su alcune particolari produzioni che per l’Italia potrebbero essere i prodotti agro-alimentari, vino compreso.
Non particolarmente sereno il clima politico nemmeno in casa nostra, con la Germania in crisi economica e politica e la Francia alle prese con difficoltà di governo e di finanze, anch’essa con un debito pubblico in crescita. Due crisi che non mancheranno di impattare fortemente sulla guida dell’Ue ancora senza il proprio “governo”, rappresentato dalla Commissione europea.
E sarà dura anche per l’Italia che, con Germania e Francia, ha forti intrecci economici. Senza dimenticare che l’Italia, insieme alla Germania, ha una bilancia commerciale particolarmente squilibrata in proprio favore con gli Usa, condizione che la candida a bersaglio di futuri dazi americani.
Un quadro che ha spinto il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta ad evocare, i giorni scorsi, l’incubo di una “pandemia da dazi” con effetti pesanti sull’economia mondiale, che potrebbe perdere fino a 6 punti percentuali. Con la differenza che qui non si vedono, ad oggi, vaccini in grado di contrastare efficacemente queste nuove patologie indotte dal protezionismo in vista.
Economia europea e italiana: parlano i numeri
EUROPA - Rubrica di Franco Chittolina