Un innovativo pacemaker senza fili, del peso di poco più di due grammi e con una lunga longevità (fino a 25 anni), è stato impiantato al Santissima Annunziata di Savigliano, nella Struttura complessa di Cardiologia diretta da Michele de Benedictis. L’intervento è stato eseguito dal direttore insieme alla sua équipe di Elettrofisiologia composta da Aldo Coppolino, Gisella Rita Amoroso e Letizia Valeri.
Con la stimolazione senza fili, viene ridotto drasticamente il pericolo di infezioni del device (determinato appunto dall'assenza degli elettrocateteri) e dei rischi connessi che potrebbero determinare gravi conseguenze, anche fatali, per il paziente. Questo strumento, innovativo, trova applicazione in categorie specifiche di pazienti che saranno accuratamente selezionate in base alle loro specifiche caratteristiche cliniche ed alle evidenze scientifiche vigenti in materia.
Spiega De Benedictis: “Considerando il grande numero di pazienti portatori di pacemaker seguiti dal nostro centro, è necessario proseguire l'intensa attività di clinica e di aggiornamento dell'intera équipe della Cardiologia dell'ospedale Santissima Annunziata di Savigliano”.
Importante la collaborazione con la Cardiologia di Mondovì diretta da Mauro Feola. Aggiunge De Benedictis: “Sottolineo la fattiva e importante collaborazione con l'équipe di elettrofisiologia della Cardiologia di Mondovì per garantire a tutti i pazienti della nostra Asl la possibilità di ottenere i migliori e i più innovativi trattamenti in questo specifico setting clinico”.
I pace-maker del passato e la novità
Si tratta del sistema di stimolazione cardiaca permanente modulabile (mono e bicamerale), a fissazione attiva (a vite) e leadless (in assenza di elettrocateteri) cioè senza comunicazione tra interno ed esterno del cuore, denominata AVEIR. Fin dal 1950 la stimolazione cardiaca permanente (pace-maker, PM), consente di curare i soggetti con importanti problemi di attività cardiaca elettrica. Nel 1958 nasce il primo PM impiantabile. Il generatore è inserito in addome e collegato agli elettrocateteri, fissati alla superficie esterna del cuore, dopo apertura del torace. Successivamente, negli anni Sessanta, l’evoluzione tecnologica e la ricerca scientifica permettono al medico di impiantare il pace-maker sfruttando il sistema venoso per arrivare al cuore. In quel periodo il pacemaker subisce una prima miniaturizzazione per consentire l’impianto in sede pre-pettorale. A ciò seguono ulteriori miglioramenti tecnologici che consentono la produzione di sofisticati dispositivi, carica prolungata, digitalizzazione dei segnali e funzionalità sempre più adatte alle richieste fisiologiche dei pazienti. Dal 2016 compare una prima generazione di pacemaker senza fili, che vengono rilasciati all’interno del cuore, senza elettrocateteri, a fissazione passiva e una durata di batteria fino a 10 anni circa. Da quest’anno è arrivata una seconda generazione di dispositivi leadless per la stimolazione cardiaca.
Il nuovo pace-maker è rappresentato anch’esso da un unico componente di piccole dimensioni rilasciato nel ventricolo destro attraverso un sistema di supporto che viene inserito dall’inguine e che, attraverso il sistema venoso, accompagna il PM fino all’apice del ventricolo stesso. Il fissaggio al tessuto cardiaco avviene attraverso una vite esposta che viene avanzata, per mezzo di un sistema molto preciso e performante, all’interno del tessuto cardiaco. Dopo la sua fissazione il pacemaker viene rilasciato; l’introduttore, che ne ha permesso l’inserimento fino al cuore, viene estratto. Il dispositivo è così in grado di funzionare senza dare alcun segno esteriore della sua presenza. Entro pochi mesi sarà disponibile un secondo componente che potrà essere abbandonato in atrio destro e potrà interagire con la componente in ventricolo destro, rendendo possibile una stimolazione atrio-ventricolare e costituendo così un primo pacemaker bicamerale leadless.