Verso Natale tra rabbia, disillusione e speranza

Una manciata di giorni e sarà, ancora una volta, Natale.
Dietro le lucine del presepe, la mangiatoia vuota fa cortocircuito col vuoto interiore, con la fame di vita nuova che l’attesa - l’Avvento - vorrebbe amplificare e che noi soffochiamo invece con una marea di fretta e cose e rumore, perché il vuoto ci fa paura.
Paura di guardarci davvero dentro, di scoprire che in fondo è rimasto qualche spicciolo - talento? - di umanità che teniamo ben sepolto, perché è scomodo andare contro il pensiero dominante.
Paura di scoprire che non siamo così indifferenti alle guerre che ci fanno terra bruciata intorno, se non altro per l’egoistico pensiero che potrebbero estendersi fin qui.
Paura del silenzio, in cui risuona il grido delle bambine e delle donne affogate in mare e la consapevolezza che stiamo costantemente girati dall’altra parte, pur sapendo che in nome nostro qualcuno fa di tutto perché non siano salvate - per ucciderle, cioè.
Paura che la nostra mente preceda la nostra pancia e ci faccia sapere che non ci siamo assuefatti ai femminicidi, che non ci sta bene che, da oggi a Natale, almeno tre donne saranno uccise dalle mani - amorose? - del loro partner. E neppure abbiamo dimenticato gli ottantasei suicidi di detenuti e sei di agenti di custodia, avvenuti finora quest’anno. E neanche i 1093 morti sul lavoro, e le persone uccise negli incidenti stradali…
Guardo la capanna e mi chiedo se, nella notte santa, non calerà dal cielo un fulmine ad incenerire simbolicamente presepi e alberi di Natale, a mostrarci l’ipocrisia di tutte le natività di plastica che ci abitano, nei pensieri e nelle parole, come nelle opere.
Ma nel mio vuoto interiore, se provo a starci dentro, con tutta la fatica che posso, si tacciono rabbia e disillusione e risuona flebile la speranza che una me stessa un po’ più umana riemerga dall’incontro-scontro con il Dio che nasce ancora una volta, non solo nel presepe, ma dentro ognuno di noi, sempre che abbiamo ancora il desiderio di attenderlo. Davvero.
Maria Paola Longo