Il rischio di essere “cibo per algoritmi”

Vaticano 25 gennaio 2025 Giubileo della Comunicazione. Incontro con Papa Francesco
Foto Vatican Media/SIR

Cogliamo la ricchezza di questo anno giubilare per creare dalla realtà di una “bomba atomica che è esplosa nel nostro ecosistema informativo” un ecosistema di speranza. Ciascuno con le proprie responsabilità: noi giornalisti impegnati a raccontare storie di speranza che nutrono la vita e voi lettori a ricercare la buona informazione.
La “bomba atomica è esplosa nel nostro ecosistema informativo” è l’affermazione che Maria Ressa, giornalista, premio Nobel per la pace ha voluto condividere davanti a donne e uomini provenienti da 138 Paesi nel mondo. Il suo intervento al Giubileo della comunicazione sabato scorso in Vaticano ha toccato il cuore delle migliaia di giornalisti e comunicatori. Ciascuno con alle spalle esperienze diverse, tra chi rischia il carcere perché opera dove non c’è la libertà di stampa e chi ogni giorno mette in pericolo la propria vita per raccontare la guerra.
Ma anche tanti, tantissimi che quotidianamente si impegnano per far emergere la verità, o meglio cercano di essere “persone vere” come ha invitato Papa Francesco nell’intervento a braccio nell’Aula Paolo VI. Il Giubileo della Comunicazione cade in un periodo storico in cui ciascuno di noi rischia di essere “cibo per algoritmi” come ha ricordato Paolo Ruffini, il giornalista che dal 2018 è prefetto del dicastero della comunicazione della Santa Sede. Come opporsi a questa deriva? Una buona e autentica informazione è il primo antidoto. Le parole del Papa ogni anno puntuali su quella che è l’emergenza di quel momento offrono una chiave di lettura, non sempre lette con la necessaria attenzione o vissute nella pratica. Troppo spesso liquidate con un breve messaggio social accompagnato inevitabilmente da un selfie con Francesco…
È ancora Ressa che inquadra con poche parole il nostro contesto. Le Big Tech hanno trasformato i social media da uno strumento di connessione in un’arma di ingegneria comportamentale di massa. Queste piattaforme sono sistemi sofisticati progettati per sfruttare le nostre più profonde vulnerabilità psicologiche: monetizzano la nostra indignazione e il nostro odio, amplificano le nostre divisioni, erodono la nostra capacità di pensiero e la nostra empatia. Nel 2018 uno studio del Mit ha dimostrato che le bugie si diffondono sei volte più velocemente sui social media. La tecnologia premia le bugie. Cosa possiamo fare allora? C’è ancora la speranza di cambiare? Passo la parola al messaggio che Francesco ha scritto per il Giubileo della comunicazione: “Abbiamo bisogno di un’alfabetizzazione mediatica, per educarci ed educare al pensiero critico, alla pazienza del discernimento necessario alla conoscenza; e per promuovere la crescita personale e la partecipazione attiva di ognuno al futuro delle proprie comunità. Abbiamo bisogno di imprenditori coraggiosi, di ingegneri informatici coraggiosi, perché non sia corrotta la bellezza della comunicazione. I grandi cambiamenti non possono essere il risultato di una moltitudine di menti addormentate, ma prendono inizio piuttosto dalla comunione dei cuori illuminati”.
Chiara Genisio