Internati militari italiani (Imi). Sono coloro che rifiutarono di entrare nell’esercito della Repubblica sociale e che pagarono la loro scelta con la detenzione - spesso con la morte - nei campi di prigionia tedeschi, in cui furono destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra. È un rosario doloroso di nomi e di storie, custoditi da un consistente numero di famiglie.
Trentuno di loro hanno ricevuto la Medaglia d’onore conferita alla memoria dal Presidente della Repubblica ai loro padri, zii o nonni, deportati o internati. La consegna è avvenuta lunedì 27 gennaio in Sala San Giovanni a Cuneo Il dato perlomeno curioso è che 18 di loro sono nati o hanno vissuto a Centallo. Il più noto è don Giuseppe Barbero, l’autore del diario “La croce tra i reticolati”, testimone diretto di quella terribile pagina di storia. Gli altri nomi sono quelli di Francesco Abrate, Domenico Aragno, Pietro Bagnasco, Antonio Ferraris, Costanzo Lingua, Luigi Mandrile, Antonio Novarese, Luigi Olivero, Teresio Olivero, Bartolomeo Perlo, Pietro Pettiti, Giovenale Ricca, Antonio Rosso, Luigi Rosso, Michele Rosso, Simone Uberto e Bernardino Vacchetta.
Non è un caso, ma il frutto di un lavoro che, proprio nel ricordo di don Barbero, Centallo viva e il Comitato della Memoria, in collaborazione con l’Associazione nazionale degli ex Internati militari e la consigliera Manola Garbin, hanno portato a termine in questi mesi contattando le famiglie dei centallesi internati e sostenendole nella ricerca della documentazione e nella presentazione della domanda per il riconoscimento simbolico.

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