September 5 – La diretta che cambiò la storia

September 5

di Tim Fehlbaum; con Peter Sarsgaard, John Magaro, Ben Chaplin, Leonie Benesch, Zinedine Soualem, 2024, Germania,  durata 91 minuti.

La Storia è spesso, forse sempre, narrazione di situazioni problematiche, di drammi ed eventi comunque significativi. E spesso, forse sempre, è il modo in cui quell’evento viene narrato a fare la differenza, a trasformare quella situazione in qualcosa di epocale, in grado di cambiare il nostro modo di vedere e valutare la realtà. Il 5 settembre di cinquantadue anni fa un gruppo di terroristi palestinesi di “Settembre nero” attaccò il villaggio olimpico a Monaco di Baviera che all’epoca, in un mondo diviso in blocchi e governato dalla Guerra Fredda, era  ancora Germania Ovest, e sequestrò e uccise undici atleti della squadra israeliana. La Germania non aveva previsto una forte presenza di polizia ed esercito nel villaggio olimpico nella speranza di dare al mondo una nuova e pacifica immagine di se stessa 27 anni dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, e quello fu il primo tragico errore. La tv statunitense ABC, al tempo la prima emittente a trasmettere in diretta l’intero evento sportivo, si trovò ad essere testimone involontario di quel tragico e sanguinoso sequestro che cambiò in modo definitivo tempi e modi della narrazione televisiva. 

Interamente girato all’interno degli studi televisivi della ABC a Monaco di Baviera il film di Tim Fehlbaum è un dramma dai tempi serratissimi tutto giocato sul filo della narrazione, nel senso etimologico del termine. Mai prima di allora infatti era accaduto che un evento di tale portata fosse mostrato e raccontato in diretta, minuto per minuto, e infatti immediatamente i tre principali protagonisti della vicenda, il giovane regista Geoffrey Mason (John Magaro), il produttore Marvin Bader (Ben Chaplin) e il dirigente della ABC Roone Arledge (Peter Sarsgaard) si chiedono se sia lecito mostrare tutto ciò che sta accadendo e se sia lecito spettacolarizzare la violenza offrendo ai terroristi ciò che in effetti essi chiedono, ovvero una platea internazionale. Fin dove può spingersi il diritto di cronaca? Se il mondo deve sapere, come deve essere strutturato il racconto? Se i terroristi avessero ucciso gli ostaggi in diretta le immagini andavano mostrate? Ogni notizia deve sempre essere controllata per non incorrere in errori e falsità o si può tollerare l’approssimazione pur di battere la concorrenza e arrivare primi al notiziario? 

Ritmato, incalzante, acutissimo il film di Fehlbaum è un piccolo/grande apologo su quello che dovrebbe essere il (buon) giornalismo e sulla forza delle notizie (quando ancora contavano qualcosa) ma è al contempo anche un saggio di regia che ci fa capire quanto il cinema sia specchio delle nostre emozioni e finestra sul reale. Da non perdere.