Pfas nelle acque di Fossano? “Nessun allarme”

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foto Costanza Bono

Il caso esplose a gennaio, e non solo a livello locale: in molti acquedotti italiani sarebbero presenti i Pfas, composti chimici - legati a vari processi industriali - pericolosi per la salute umana. A sostenerlo Greenpeace Italia, che ha presentato i risultati di un’indagine. Il problema riguarda, secondo la ong, anche Fossano dove, in particolare, sarebbe stato trovato il cancerogeno Pfoa. Al tema “la Fedeltà” dedicò un ampio servizio sul numero del 29 gennaio, per il quale ascoltammo anche Alpi Acque: per il gestore del servizio idrico integrato, nell’acqua che esce dai rubinetti fossanesi “non è mai stata trovata traccia” delle sostanze perfluoroalchiliche (appunto i Pfas). La politica, intanto, fece la sua parte: le consigliere e i consiglieri di opposizione Ballario, Balocco, Brizio, Cassine, Chiapello e Lingua presentarono un’interrogazione al sindaco Dario Tallone.

La risposta, per iscritto, del primo cittadino è arrivata nei giorni scorsi, a partire da un articolato lavoro dell’Ufficio ambiente.

Il documento si basa, necessariamente, su una considerazione. Al momento, in Italia non esiste una normativa che regolamenti la presenza di Pfas. Greenpeace ha fatto riferimento alla Direttiva europea che il nostro Paese accoglierà nel prossimo anno; ma l’ha giudicata non abbastanza severa, ritenendo che i limiti adottati non siano sufficienti per tutelare la salute umana.

In ogni caso - scrive il sindaco Tallone - il valore dei Pfas rilevato per Fossano “è abbondantemente entro i limiti”, mentre per quanto riguarda il Pfoa, che “risulterebbe vietato da alcuni anni e pertanto non in uso a lavorazioni attuali e in essere”, “il dato di Greenpeace non consente alcun tipo di ipotesi fondata su argomenti scientificamente attendibili in merito alla presenza rilevata nel campione”.

Articolo completo su La Fedeltà del 12 marzo
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