È necessario più tempo per formulare proposte concrete in grado di cambiare il volto della Chiesa in Italia. E così, al termine della seconda Assemblea sinodale (svoltasi a Roma dal 31 marzo al 3 aprile) si è deciso che si tornerà a riunirsi ad ottobre per avere il tempo di accogliere i suggerimenti dei delegati sulle Proposizioni e riscrivere il Documento finale. Di conseguenza, anche l'Assemblea dei vescovi di fine maggio, che avrebbe dovuto discutere quel Documento, è stata spostata a novembre.
Una decisione clamorosa, almeno alla vigilia, ma che si è fatta inevitabile fin dalle prime battute della seconda Assemblea sinodale. Da subito, infatti, sono emerse critiche e riserve dell’intero testo con le 50 Proposizioni che i delegati avrebbero dovuto votare l’ultimo giorno. Critiche che nei successivi gruppi di lavoro si sono tradotte in numerose proposte di modifica e correzioni.
Su La Fedeltà del 9 aprile l'approfondimento con l’esperienza vissuta in prima persona dal delegato diocesano Enrico Racca che, con don Flavio Luciano, ha partecipato alla seconda Assemblea insieme al vescovo Piero Delbosco.
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