Giubileo con i detenuti e il personale della Casa di reclusione a Cuneo

Tutta la comunità è invitata a partecipare

Giubileo Carcere

L’11 gennaio il Giubileo veniva celebrato nella Casa di reclusione a Fossano. Lo stesso evento si ripeterà con i detenuti e il personale della Casa circondariale di Cuneo (in via Roncata 75) sabato 12 aprile. Lo slogan “Ancorati alla speranza” intende sottolineare che le due Case di reclusione sono luoghi di speranza.

L’appuntamento è alle 8,45 nella chiesa di Santa Croce (in via Fratelli Vaschetto 13) a Cuneo, da cui partirà il pellegrinaggio verso il carcere di Cerialdo: qui i camminatori si incontreranno con quanti arriveranno con mezzi propri. Dalle 10,15 alle 10,45 celebrazione aperta a tutti i partecipanti nel primo cortile della Casa di reclusione; alle 11 la messa che verrà presieduta dal vescovo Piero Delbosco nella cappella interna del carcere, con accesso consentito solo alle persone autorizzate; per tutti gli altri breve visita al forno del panificio interno. La diocesi di Cuneo-Fossano invita tutta la popolazione a partecipare.

Ecco come la Caritas di Cuneo-Fossano spiega il senso di questo evento.

«L’evento del Giubileo può aiutarci a porre segni e semi di speranza ovunque, anche in luoghi che solitamente sono nascosti ai nostri occhi e allontanati dalla nostra coscienza collettiva. Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo conferma: “Nell’Anno giubilare saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio. Penso ai detenuti che, privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto. Propongo ai Governi che nell’Anno del Giubileo si assumano iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in se stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell’osservanza delle leggi” (Papa Francesco, Spes non Confundit 10).

La dignità della pena è fondamentale e necessaria nel percorso di recupero della persona che ha sbagliato. La pena deve salvaguardare i diritti fondamentali affinché ogni uomo sia considerato uomo. Per questo motivo è di grande importanza l’umanizzazione della pena con l’applicazione di una giustizia che riabiliti il soggetto e si confermi come giustizia riparativa.

A tale scopo è quantomeno necessario il coinvolgimento della comunità intera: sia quella carceraria (detenuti, amministrazione penitenziaria, agenti di custodia, cappellania del carcere, associazioni di volontariato che operano internamente e supportano il lavoro degli educatori promuovendo servizi e attività al fine di migliorare le condizioni di vita dei reclusi) sia la comunità esterna che si fa promotrice di iniziative volte a far sentire meno soli quanti sono detenuti, promuovendo una cultura della ‘misericordia’, forme di giustizia riparativa come pure l’inserimento lavorativo a fine pena».