
Cosa rappresenta il Santuario di Cussanio come luogo giubilare, in un contesto dove molti sono magari attratti dalla possibilità di andare anche a Roma? Può essere un luogo per “incontrare Cristo” ...e in che modo? Sono domande che abbiamo rivolto al rettore del Santuario di Cussanio, don Pierangelo Chiaramello, per approfondire meglio il significato del Giubileo, nel percorso di vita del cristiano offerto in ambito diocesano.
«Il Santuario - ha spiegato - è chiesa giubilare soprattutto perché la Madre della Divina Provvidenza, cui è dedicato, è la patrona della diocesi di Cuneo – Fossano. E poi per il messaggio stesso che la Madonna ha affidato a Bartolomeo (“convertitevi altrimenti il male vi travolgerà”). Questo invito alla conversione, presente anche nelle parole “convertitevi e credete al vangelo”, è proprio il cuore di quanto ci esorta a fare il Giubileo. L’Anno santo ha un connotato penitenziale, e il pellegrinaggio (con il relativo passaggio della Porta Santa per chi va a Roma) o il fatto di venire in un luogo che il vescovo ha deputato ad essere giubilare (cioè dove si può invocare l’indulgenza, per sé e per gli altri, ed anche per i defunti) sottolinea questo aspetto penitenziale e di conversione, propria del Giubileo in quanto tale».
Per ottenere l’indulgenza (“liberazione da ogni residuo della conseguenza del peccato, per vivere nell’amore di Dio”), la Chiesa indica alcune condizioni: il sacramento della Penitenza, la comunione eucaristica, la preghiera secondo le intenzioni del Papa, le opere di misericordia spirituali e corporali.
Pellegrini al Santuario di Cussanio nell’Anno santo del Giubileo
“Ecco allora il motivo per cui - ha continuato don Chiaramello - pur non essendoci qui il passaggio della Porta Santa, c’è tuttavia un piccolo ‘tragitto’, un percorso da fare partendo dalla porta di ingresso all’interno del Santuario, con il salmo 121: ‘Quale gioia quando mi dissero: andremo alla casa del Signore!’ E subito dopo la professione di fede, molto importante, ricordando che celebriamo, quest’anno, i 1700 anni del Concilio di Nicea convocato nel 325. La professione di fede è infatti uno degli elementi portanti per invocare l’indulgenza”. Proseguendo poi verso l’altare (“cercando di illustrare il percorso con dei cartelli”), c’è la preghiera composta da Papa Francesco per questo anno ed evento particolare.
Il percorso continua “con la proclamazione del vangelo di Giovanni delle nozze di Cana, scelto per il Santuario perché è la lettura propria della solennità della Madonna della Divina Provvidenza, l’8 maggio. Nel testo, con una delle espressioni fondamentali di Maria, ‘qualsiasi cosa vi dica (Gesù) fatela’, viene trasmessa tutta la bontà assoluta di quello che il Signore dice, e l’obbedienza alla sua Parola che trova spazio nella vita. Fede significa anche obbedire e non sempre rimuginare...”.
Gesù stesso insegna così con la “preghiera del Padre nostro, che deve ‘svettare’ nell’itinerario del Giubileo, per giungere successivamente alla statua della Madonna della cintura (il primo titolo con cui è stata venerata la Madonna di Cussanio). E infine l’ultimo passaggio affidato alla confessione e all’esame di coscienza con la celebrazione del sacramento della penitenza, la preghiera dell’Atto di dolore, e il ringraziamento davanti al Santissimo sacramento. Che il Giubileo dunque - ha concluso don Chiaramello - nell’itinerario della conversione, con l’invocazione dell’indulgenza e del perdono, riporti speranza nel cuore nostro e di tutti”.