di Steven Soderbergh; con Cate Blanchett, Michael Fassbender, Tom Burke, Pierce Brosnan, Naomie Harris, Marisa Abela, Regè -Jean Page, 2025, USA, durata 93 minuti.
Autore di strepitoso talento in grado di attraversare temi e generi differenti con la leggerezza di una farfalla e la potenza di un leone, senza mai perdere di vista ciò che si vuole raccontare (e come lo si può raccontare), Steven Soderbergh nel corso della sua lunga carriera ha firmato un’innumerevole quantità di lungometraggi – da “Sesso, bugie e videotape” (1989, Palma d’Oro a Cannes) a “Out of sight” (1998), da “Erin Brocovich” (2000) a “Traffic” (2001, premio Oscar alla regia), da “Ocean’s eleven” (2001) a “La truffa dei Logan” (2017) – mettendo in luce non soltanto una rara versatilità espressiva ma, soprattutto, una straordinaria capacità di cogliere i caratteri fondanti e strutturali di ogni genere narrativo per realizzare film in genere piuttosto interessanti e, in taluni casi, indimenticabili.
Autore prolifico che ama lavorare con attori feticcio, da George Clooney a Julia Roberts, da Matt Damon a Michael Fassbender, con “Black bag–Doppio Gioco” Soderbergh torna alle atmosfere thriller e noir di “Intrigo a Berlino (2006) e “Side effects” (2013) costruendo insieme allo sceneggiatore David Koepp una storia ad incastri a dir poco strabiliante.
Girato tra Londra e Zurigo, il film vede al centro della vicenda George (Michael Fassbender) e Kathryn (Cate Blanchett), entrambi agenti del SIS, il servizio segreto britannico, lui una sorta di agente della Disciplinare con il compito di sorvegliare i colleghi, lei più operativa sul campo. La scena si apre con Meacham (il superiore di George) che gli ordina di indagare con la massima urgenza su una talpa all’interno del servizio, il problema è gravissimo, c’è stata una fuga di notizie all’interno del gruppo (e forse qualcosa di più) ed un software top-secret (nome in codice “Severus”) è finito nelle mani del nemico (già, ma quale nemico?). I principali sospettati sono cinque colleghi di George, tra cui sua moglie Kathryn. E se fosse proprio lei la talpa? Cosa prevarrà in George, l’amore per Kathryn o la fedeltà alla patria e il senso di giustizia?
Gioco di specchi intrigante ed acutissimo, il film è un thriller dai toni hitchcockiani ad altissima intensità dove Soderbergh seguendo la lezione del grande maestro inglese sa che per creare suspense e tensione non è necessario ricorrere a scene gore e barili di sangue, sono sufficienti ritmo, personaggi, situazioni credibili e un sottile pizzico di (diabolica) imprevedibilità (come non ricordare al proposito lo stupendo noir “I diabolici” di Boileau-Narcejac?), la colonna sonora di David Holmes fa tutto il resto. Nel complesso un (più che) buon thriller, da non perdere.