Per noi il teatro è qualcosa che nasce dal territorio e al territorio torna. Ma come per ogni passione, soprattutto se artistica, avere spazi adeguati è importante”. A parlare è Antonio Martorello, patron della compagnia MascaTeatrale, ma anche regista, ex insegnante, formatore, uomo di teatro a tutto tondo. Da oltre vent’anni, l’attività artistica di MascaTeatrale è saldamente radicata a Fossano, e si muove tra storie locali, memoria, temi universali e un impegno costante nel coinvolgere la comunità tutta.
“Chiamiamo il nostro un teatro ‘territoriale’ - spiega Martorello -, perché parte da esperienze e storie di Fossano e dintorni, ma non si chiude mai in se stesso. Ogni tema, anche il più legato alla cronaca locale, può diventare occasione per una riflessione universale. È stato così con lo spettacolo sul Molino Cordero, che parlava di morti sul lavoro, un problema tragico e trasversale. O con lo spettacolo sull’Alzheimer, nato da mesi di incontri nelle case di riposo, con ospiti, familiari, operatori. Un lavoro profondo, seguito con competenza e umanità dal dottor Toselli”.
Proprio per questo lungo e costante impegno sul campo abbiamo chiesto a Martorello di intervenire nel dibattito. E anche lui ha sottolineato - come prima Fondazione Fossano musica, Corte dei folli e Arrigo Boito - che Fossano ha bisogno di un luogo adeguato per il teatro, la musica, le arti sceniche. Un auditorium vero e dedicato.
“Oggi ci troviamo bene a Palazzo Ricaldone, ma quando dobbiamo preparare un nuovo spettacolo, ci scontriamo sempre con i soliti problemi. Non possiamo provare con le luci, con le scenografie complete. Avere uno spazio pronto, accogliente e capiente dove poter fare almeno le ultime due o tre prove prima del debutto cambierebbe davvero le cose”.

Il prossimo spettacolo della MascaTeatrale sarà incentrato sugli Imi - Internati militari italiani, a partire da un diario autentico che è stato donato da un murazzese. Ancora una volta, una storia locale per parlare di vicende epocali: “Quando hai tra le mani un materiale così intenso, vorresti poterlo valorizzare con tutti i mezzi a disposizione”.
Martorello non parla solo in nome della sua compagnia. Il suo appello è per tutta la città: “A Fossano ci sono tante esperienze valide, gruppi, scuole, realtà che avrebbero bisogno di uno spazio. Non solo un teatro, ma un luogo polivalente, molto ben attrezzato, dove si possano fare corsi, laboratori, prove, incontri. E non si può pensare che debba bastare l’incasso dei biglietti a mantenerlo: servono altre forme di sostegno”. Uno dei grandi assenti in città, secondo Martorello, è proprio lo spazio per il teatro a scuola. “Abbiamo lavorato tanto con i bambini. E spesso si sottovaluta quanto sia importante offrire a loro questa possibilità. Dire ‘sono solo bambini’ è un errore gravissimo. Perché tutti i bambini sono ottimi attori. Sono sinceri, hanno una visione diretta delle cose, sono meno condizionati di noi adulti. Il teatro per loro è una forma di redenzione, uno strumento educativo e di fiducia. Aiuta soprattutto chi ha più difficoltà. Ma mancano gli spazi dove farlo”.
Ricorda anche un’esperienza che ben rappresenta cosa può succedere quando il teatro coinvolge tutta la comunità: “A Genola, dopo vent’anni, abbiamo rimesso in scena la tragedia dell’eccidio del paese. Hanno partecipato in tantissimi: bambini della scuola dell’infanzia, ragazzi, adulti, famiglie intere. È stato un momento forte, perché la città si è unita per raccontare la propria storia. Il teatro fa questo: unisce”. Lo fa anche in MascaTeatrale, dove recitano intere famiglie e dove, sottolinea con orgoglio, “i bambini sono sempre bravissimi”.
Per questo un auditorium dovrebbe essere anche uno spazio per generare cultura, non solo per ospitarla. “Mi piacerebbe che fosse in centro città, ma non vedo al momento un luogo adatto. Il vecchio Politeama è troppo piccolo. Forse l’idea di Riorda (presentata su la Fedeltà dell’1 ottobre, ndr), di un capannone ben attrezzato fuori dal centro, con retropalco, impianti, sale componibili, spazi laboratoriali… sarebbe la via più realistica e utile”. E se si pensa che un progetto del genere sia fuori portata, Martorello invita a guardare alla storia della città: “A Fossano, il vecchio Astra è nato anche grazie a famiglie che avevano finanziato la costruzione dei palchi. Era un teatro sociale, nel senso più pieno del termine. Magari oggi c’è ancora qualcuno disposto a contribuire: con risorse, con competenze, con manodopera”.
Infine, un ultimo pensiero va alle opportunità di incontro tra realtà diverse che uno spazio comune può favorire: “Condividere lo stesso luogo porta al contatto. E il contatto spesso fa nascere nuove idee, nuove collaborazioni. Le cose nascono meglio quando ci si incontra davvero, di persona, in uno spazio pensato per questo”.
Il teatro non è solo spettacolo. È costruzione collettiva. È un modo per vivere e far vivere la città.



























