Quegli emigranti di fine Ottocento…

Interessante e preziosa ricerca dell’economista Ardeni sulle tracce del nonno Vittorio; presentata a Fossano nell’ambito della rassegna dell’Arci “Libri d’Autunno”

Quanta emozione, venerdì sera, nel veder scorrere le immagini di quei giovani che a 16-17 anni partivano per “la 

Merica”... I nostri avi, che si erano battuti per l’Unità d’Italia, non trovarono altra via per l’emancipazione se non emigrare. E il destino che trovarono in America fu quello di minatori: lavorarono, faticarono, a volte ci lasciarono la pelle, nelle miniere di carbone.

Le storie di quegli emigranti (provenienti dall’Appennino emiliano) sono state pazientemente ricostruite dall’economista Pier Giorgio Ardeni (sulle tracce del nonno Vittorio, partito a sedici anni) nell’interessante libro “Dagli Appennini allo Spoon River” presentato venerdì scorso nella sala rossa del Municipio nell’ambito della rassegna “Libri d’autunno” promossa dall’Associazione Arci. La serata (con introduzione dello storico fossanese Luca Bedino) è stata arricchita da un efficace video, allegato al libro in un cd-rom. Nel corso della serata è stato un continuo, inevitabile, far riferimento all’oggi. E un continuo osservare le analogie tra l’emigrazione emiliana e quella cuneese. Ardeni ha citato i 19.000 cuneesi emigrati negli Stati Uniti, su cui varrebbe la pena avviare una ricerca altrettanto approfondita, per scoprire dove si insediarono, se da qualche parte, in America siano esistiti villaggi abitati dai nostri avi. Certo, di questi tempi mancano le risorse, ma le nostre radici sono importanti e la ricostruzione della nostra storia ha a che fare con la solidità e il senso di appartenenza di una comunità. Chissà che tra i discendenti degli emigranti di allora non si possa annoverare qualche novello mecenate...